
La chiusura delle scuole “non e’ la strategia vincente. Non ha senso”. Lo dice chiaro e tondo Susanna Esposito, immunologa pediatrica dell’Universita’ di Parma di fama internazionale e direttrice della clinica pediatrica parmense, questo pomeriggio nel corso di un incontro organizzato dalla Societa’ italiana di pediatria, per fare il punto sull’impatto del covid su bambini e ragazzi. Nel corso della prima ondata, ricorda Esposito, si pensava che proprio i piu’ piccoli potessero essere tra i vettori principali di diffusione del Covid. Poi “ci siamo resi conto che di fatto non era cosi'”, afferma la pediatra. Quindi, “la chiusura delle scuole non e’ la strategia vincente”, dal momento che crea piu’ che altro “disagio psicologico” in bambini e ragazzi. In particolare, sostiene Esposito, “andava evitata la chiusura soprattutto per la fascia d’eta’ 0-6 anni” e, piuttosto, sarebbe necessario “organizzare un tracciamento efficace dei contatti” tra alunni e studenti, per intercettare in particolare i focolai familiari. Non solo. Da uno studio risulta che “oltre il 25% dei ragazzi non copre il naso con la mascherina” e quindi occorre insistere anche sull’importanza di seguire in maniera corretta le indicazioni per prevenire i contagi. A conti fatti, in ogni caso, “se in zona rossa puo’ essere necessaria per ragioni organizzative, la chiusura della scuola in realta’ non ha senso”, ribadisce la pediatra. Esposito ha partecipato a uno studio, basato su un questionario destinato a oltre 2.000 studenti, da cui e’ emerso che nella prima ondata la chiusura delle scuole ha avuto un “impatto psicologico drammatico. Nell’80% dei ragazzi intervistati lo stato di depressione era ben evidenziabile”, un senso di tristezza dato soprattutto “dall’assenza di socialita’”. Questa situazione pero’ “si e’ prolungata- sottolinea la pediatra- e il disagio della prima fase si e’ osservato anche da settembre in avanti, con un aumento vertiginoso dei ricoveri nei reparti neuropsichiatrici di pediatria”.