Agnello di Sardegna, aumentano le quotazioni

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A ridosso delle festività pasquali il Contas, Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna Igp, segnala un balzo delle quotazioni. Nonostante la grave crisi economica e la chiusura dei canali Horeca, i prezzi riconosciuti al pastori hanno superato i 5 euro al chilo già  dalla seconda settimana di marzo. Anche nei due mesi precedenti, quando di solito le quotazioni crollano, la media si è tenuta sui 3,4 euro al chilo.
Il mercato pasquale rappresenta circa il 20% delle vendite annuali dell’agnello di Sardegna Igp. Vengono macellati in questo periodo 130 mila capi, pari al 50% del totale delle carni di agnello made in Italy, che arriva al 60% con i 35mila sardi non marchiati Igp. Quanto alle Igp (in Italia oltre all’agnello di Sardegna ci sono anche l’Abbacchio romano Igp e l’Agnello del Centro Italia Igp), nell’intera annata, quello sardo rappresenta l’80% del prodotto certificato con 755mila capi, contro i 60mila dell’agnello del centro Italia Igp e i 100 mila dell’Abbacchio romano Igp. Secondo i dati diffusi dal Contas, per Pasqua in Italia vengono venduti circa 550 mila agnelli, il 55% dei quali è di origine estera con provenienza Romena, Ungherese, Spagnola, Greca e Slovacca.
In Umbria e Lazio il 60% delle macellazioni di agnelli, nelle tre settimane che precedono la Pasqua, è di origine estera. Da qui vengono distribuiti in tutta Italia con prezzi molto concorrenziali (inferiori anche del 40%) rispetto al prodotto made in Italy. 
 “I nostri controlli sono molto stringenti”, assicura il direttore del Contas, Alessandro Mazzette, “anche perché l’eventualità che si verifichino contraffazioni aumenta esponenzialmente in questo periodo, visti i margini di guadagno che lo scambio di nazionalità può produrre”. Dai controlli è emerso (e segnalato alle autorità competenti) che, in particolare in alcuni siti di e-commerce di qualche importante catena di distribuzione, le indicazioni di origine sono ambigue e inducono il consumatore all’errore. In un sito internet di e-commerce, nella categoria nato, allevato e macellato sono indicati contemporaneamente 10 Paesi diversi. “È fondamentale prestare la massima attenzione al momento dell’acquisto”, consiglia Mazzette, “sia nella lettura dell’etichetta ma anche alla grandezza della carcassa”.
Nell’ultima settimana, dal 19 marzo, i prezzi dell’agnello sardo Igp pagati all’allevatore oscillano in media fra i 4,70  e i5,30 euro al chilo, medie tra le più alte, toccate solo nel periodo pre Covid. Le quotazioni del prodotto sardo si collocano al vertice in Italia, superiori a quelle degli agnelli da latte delle regioni Lazio e Toscana (principali competitor dell’agnello sardo) che si attestano, invece, tra i 3 e i 3,05 euro al chilo, secondo le elaborazioni Contas su rilevazioni Ismea del 25 marzo.
“Abbiamo e stiamo lavorando sull’allargamento del mercato e contemporaneamente su un prodotto che conservando le stesse caratteristiche abbia una shelf life più lunga”, preannuncia il presidente del Contas, Battista Cualbu. “Stiamo proponendo sul mercato con i trasformatori, anche nuovi e più piccoli tagli che da una parte valorizzino tutta la carcassa e dall’altra rispondano alle nuove esigenze del mercato. E questo ci consente anche, insieme ad altri progetti che abbiamo in cantiere, di destagionalizzare la presenza dell’agnello sul mercato che per tradizione si concentra in inverno e inizio primavera”.
“Inoltre, grazie anche all’ultimo accordo che abbiamo sottoscritto nelle scorse settimane con la Gdo”, aggiunge Cualbu, “adesso il marchio dell’agnello di Sardegna Igp è presente sul 90% delle più importanti insegne nazionali”.