In Italia la richiesta di farmaci come idrossiclorochina, anestetici generali, miorilassanti, antibiotici e sedativi è aumentata significativamente durante la pandemia, mentre è diminuita per i farmaci per il trattamento della disfunzione erettile la domanda è stata nettamente inferiore. Queste, in estrema sintesi, i risultati di uno studio condotto dall’Agenzia Italiana del Farmaco e pubblicato sul Journal of American Medical Association. I ricercatori hanno valutato i cambiamenti nella domanda di farmaci durante la fase iniziale dell’epidemia di Covid-19 in Italia rispetto al periodo precedente la pandemia. “L’Italia è stata il primo paese europeo a rilevare il Covid-19 – spiega Adriana Ammassari dell’Agenzia Italiana del Farmaco – ed è stata uno dei paesi più colpiti a livello mondiale. Data la mancanza di un farmaco approvato specifico, i pazienti hanno ricevuto medicinali e trattamenti potenzialmente efficaci, hanno partecipato a studi clinici, hanno avuto accesso a programmi di consumo e si sono auto-medicati”. Il team ha confrontato la domanda di farmaci nel periodo pre-pandemia da dicembre 2019 a febbraio 2020 e nei mesi compresi tra marzo e maggio 2020. Gli scienziati hanno considerato farmaci utilizzati per il trattamento di Covid-19 autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (idrossiclorochina, lopinavir-ritonavir o darunavir-cobicistat ed eparina a basso peso molecolare), quelli non permessi (azitromicina, agenti immunomodulatori), quelli utilizzati negli studi clinici (anakinra, colchicina), gli iniettabili usati in ospedale e i farmaci da banco acquistati più di frequente. I dati sulla disponibilità sono stati ottenuti dai database amministrativi nazionali, che hanno fornito informazioni sulla domanda di farmaci per l’uso in ospedale, di medicinali coperti dal Servizio sanitario nazionale (SSN) e da quelli distribuiti privatamente nelle farmacie. Ebbene, dai risultati emerge che la domanda di idrossiclorochina in pandemia è aumentata di ben 4661,67 per cento e la richiesta di azitromicina del 195,40 per cento.Allo stesso modo, sono aumentate le richieste di farmaci iniettabili utilizzati in ospedale: i miorilassanti (264,1 per cento), anestetici generali (116 per cento), agenti adrenergici e dopaminergici (37,8 per cento), acido ascorbico (204,5 per cento), ipnotici e sedativi (145,8 per cento), antidoti (69,7 per cento) e agenti antitrombotici (27,6 per cento). Al contrario, la domanda di farmaci per la disfunzione erettile è calata del 37, 38 per cento. “I risultati suggeriscono che la domanda di farmaci legati a Covid-19 nelle farmacie comunitarie è stata parallela alle tendenze dell’uso in ospedale – riporta l’autrice – le richieste senza prescrizione di ansiolitici e integratori vitaminici siano aumentate durante la pandemia, mentre è diminuita la domanda per i farmaci per la disfunzione erettile”. In particolare, secondo i dati del gruppo di ricerca, durante il mese di marzo 2020 e con l’aumento esponenziale dei casi di infezione, le richieste di trattamenti sono cresciute con la curva dei contagi. Nella seconda fase, relativa al mese di aprile 2020 e con il rallentamento del tasso di crescita del numero di infezioni, sono stati implementati studi clinici randomizzati per fornire risultati per una migliore pratica basata sull’evidenza. Nel mese di maggio 2020 la curva epidemica è stata appiattita e gli approcci terapeutici per Covid-19 sono stati rimodellati sulla base dei risultati degli studi preliminari. “L’acquisto diretto di farmaci – conclude Ammassari – ha rivelato l’associazione tra l’andamento delle ondate epidemiche e lo stato di salute (fisica e mentale) della popolazione generale. Il rischio di automedicazione e acquisti dettati dal panico è preoccupante. I risultati di questo studio sottolineano l’importanza del monitoraggio dell’utilizzo dei farmaci di routine come strumento utile per registrare tempestivamente i cambiamenti quantitativi e qualitativi nella domanda di prescrizioni di farmaci”.