Bankitalia e Corte dei Conti mettono nel mirino il patrimonio e le tasche degli italiani. Questa volta non sono i partiti a parlarne. Perché questo è un segnale ben preciso
La patrimoniale comincia a diventare un ritornello costante del dibattito politico. Troppe voci, troppi sussurri che portano in una sola direzione: una nuova tassa sulla testa degli italiani. Finita in soffitta per qualche anno, la patrimoniale è tornata sulla scena
con un emendamento presentato da Leu e parte del Pd. Una mossa disinnescata per ben due volte in Parlamento con le proteste vibranti delle opposizioni. Poi però la patrimoniale si è fatta nuovamente strada sul finire del 2020 e in questi primi mesi del 21. A mettere gli occhi sugli immobili e sulle tasche degli italiani è stata la Banca d’Italia che non ha usato certo giri di parole: “A parità di spesa pubblica ulteriori riduzioni del prelievo sul lavoro potrebbero essere finanziate attraverso un maggiore carico fiscale sui consumi e sulla ricchezza, considerato meno dannoso per la crescita”, come ha sottolineato in audizione sulla riforma Irpef il capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale di via Nazionale Giacomo Ricotti. Poi la corsa alla patrimoniale nelle parole del dirigente di via Nazionale si fa sempre più esplicita: “Ha effetti positivi dal punto di vista redistributivo, vista l’elevata concentrazione della ricchezza, che è ben superiore a quella dei redditi”.
Ma come se non bastasse a salire sul carro della tassa più odiosa c’ha pensato anche la Corte dei Conti con parole altrettanto esplicite: “Un nuovo prelievo patrimoniale appare auspicabile, ma serve una valutazione preliminare, riguardo alla caratteristica del prelievo, che da reale potrebbe essere trasformato in personale, considerando dunque tutte le forme di patrimonio e eventualmente la base familiare anziché individuale”, ha detto il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino in audizione in commissione finanza alla Camera. E a questo punto il prelievo comincia davvero a far paura. A esprimersi a riguardo non è la solita sinistra in Parlamento ma due organi di peso dell’infrastruttura statale: la banca centrale e la magistratura contabile. Ed è per questo motivo che l’ipotesi di una patrimoniale oggi fa tremare davvero i portafogli. A questo va aggiunto che nelle raccomandazioni di Bruxelles per i soldi da sganciare per il Recovery Fund c’è anche una rimodulazione del catasto e dunque un attenzione piuttosto importante al prelievo fiscale sugli immobili, ergo sul patrimonio. Questi tre indizi potrebbero fare una prova: la patrimoniale è alle porte. Ma col cambio di governo e soprattutto con una presenza nell’esecutivo di quelle forze politiche che hanno sempre respintoogni assalto della sinistra in questa direzione c’è la speranza che la patrimoniale resti nel cassetto. Ma va assolutamente registrato come segnale sinistro che se prima a parlarne erano solo i kompagni e i grillini, adesso sono pezzi delle istituzioni a intonare peana alla tassa delle tasse.
Ignazio Stagno, Ilgiornale.it