Università Pisa e Politecnico di Torino nel programma Ue Hexa-X
In attesa si diffonda il 5G già si parla di 6G, la connessione di sesta generazione che è più vicina di quanto si pensi. Da lanciare entro il 2030, metterà il turbo ad alcuni settori economici tali da dar vita allo scenario di una ‘Tera Economy’, termine coniato dall’agenzia di analisi tech Counterpoint.
In cima alle applicazioni che più di altre beneficeranno del 6G c’è la guida autonoma, l’integrazione dell’intelligenza artificiale in dispositivi Internet delle Cose e, soprattutto, i mondi 3D della realtà virtuale e aumentata.
“Un semplice ologramma 3D a grandezza naturale di tutto il corpo richiederà una larghezza di banda in Tbps (Terabit al secondo) per essere correttamente visualizzato – sottolineano gli analisti – con tecniche di compressione avanzate architettura 6G e capacità radio correlate dovremmo mirare a trasmettere questo ologramma ad alta risoluzione su un collegamento mobile. Ciò estenderà la realtà oltre lo spazio e trasformerà il modo in cui comunichiamo tra noi”, dicono gli analisti.
Il 6G ci interessa da vicino, visto che l’Italia, con l’Università di Pisa e il Politecnico di Torino, è tra i primi paesi a sperimentare quanto descritto in Hexa-X. È il programma dell’Unione Europea finanziato con 12 milioni di euro che coinvolge 25 partner continentali, tra cui Ericsson, Nokia, Intel, e che intende portare avanti i test sul 6G in modo da recuperare terreno rispetto a Cina e Stati Uniti, nella corsa al prossimo standard di rete.