I giovani palermitani che si definiscono cattolici sono il 53%, ma solo il 36% di essi prega con costanza e oltre il 60% solo raramente. Cresce l’interesse per l’occultismo e l’esoterismo, circa il 70% dei giovani. Sono i dati di un rapporto del Gris (Gruppo di ricerca socioreligiosa) che rappresenta il primo studio sulla religiosità giovanile nel capoluogo, messi insieme da esperti di teologia e statistica. L’indagine scritta a otto mani da Tullio Di Fiore, presidente del Gris Palermo e Sicilia, Marcello Di Tora, professore associato alla facoltà di Teologia di Sicilia, Vito Impellizzeri teologo e Pino Lucà Trombetta, sociologo, ed edita in volume dai tipi della Dario Flaccovio Editore, ha coinvolto 2.503 studenti delle scuole cittadine, grazie alla collaborazione di docenti di religione e sociologi. “È una prima ricerca che apre orizzonti nuovi nell’ambito della spiritualità dei giovani nella nostra città – dice Tullio Di Fiore, presidente del Gris Palermo e Sicilia – uno studio che ci fa vedere un mondo giovanile diverso da quello che spesso gli adulti percepiscono o pensano. Dalla ricerca emerge una generazione di ragazzi che cerca una propria identità religiosa e una spiritualità, nonostante ancora molti atteggiamenti religiosi siano poco frequenti. Bisogna percepire e capire i bisogni dei ragazzi, poiché molti fenomeni di violenza derivano proprio dalla mancata attenzione a questi bisogni”. “Ritengo questi dati importantissimi, perché ci danno la misura e la percezione di quello che i nostri giovani pensano rispetto a Dio, alla Fede, alla Chiesa e quali tendenze si stanno insinuando all’interno del mondo giovanile – dice l’arcivescovo Corrado Lorefice – altro dato importante ma più teologico-pastorale, questa ricerca dice a quanti operano pastoralmente tra i giovani qual è il sentire dei ragazzi di fronte alle diverse questioni analizzate: vita dopo la morte, partecipazione alla messa o confessione. Lo scopo di questa ricerca non è sicuramente quello di fare numero nell’ambito delle ricerche statistiche ma quanto, piuttosto, quello di avviare processi di riflessione su una generazione troppo spesso qualificata negativamente e ritenuta priva di una sua dimensione propria”.