Non si ferma la corsa del Bitcoin. La principale criptovaluta in circolazione ha toccato oggi il suo nuovo massimo, oltre la soglia dei 40 mila dollari secondo i dati della piattaforma Coinbase. Una corsa comunque che resta senza precedenti, se si pensa che tre mesi fa il suo valore era un quarto di quello attuale.
Negli ultimi giorni un assist importante alla criptovaluta è arrivato da JpMorgan, i cui analisti prevedono che il prezzo possa crescere fino a 146 mila dollari nel lungo termine, ipotizzando che gli investitori stiano cominciando a considerarlo una buona copertura contro l’inflazione e una buona alternativa al deprezzamento del dollaro. JpMorgan nella sua analisi si spinge oltre, ipotizzando per il Bitcoin un ruolo di possibile competitor dell’oro. “La competizione del Bitcoin con l’oro è qualcosa a cui stiamo già pensando”, hanno scritto gli analisti della banca d’affari.
Gli addetti ai lavori da tempo si interrogano su cosa abbia messo il turbo alle quotazioni. Dallo “sdoganamento” ufficiale di Paypal, che ha dato la possibilità ad alcuni suoi utenti di utilizzare i pagamenti in critpovaluta, a quello di un grosso asset manager come Fidelity, che a fine agosto ha annunciato il lancio del suo primo fondo dedicato al Bitcoin. Altri analisti intravedono ragioni più tecniche, come il recente halving di maggio, il meccanismo con cui ciclicamente viene dimezzata la remunerazione per i miners, e che in passato a distanza di mesi ha portato spesso a maxi rialzi.
In generale tra promozioni ufficiali e maxi rialzi, la criptovluta sembra uscire sempre di più dal recinto degli addetti ai lavori. “Non penso che sia cambiato il pool di investitori rispetto a tre anni fa”, sottolinea però Vincenzo Longo, premium manager di Ig Markets. “Le persone che hanno saputo cogliere delle oppportunità tre anni fa sono le stesse che in questo momento si avvicinano, mentre quelle che non hanno investito tre anni fa sono le stesse che oggi desistono”.
Che l’appeal della criptovaluta sia cresciuto enormemente insieme ai suoi rialzi record resta comunque un dato incontrovertibile. “Il punto non è che si tratta di un asset su cui si può investire più facilmente rispetto ad altri. La vera questione è che in molti vedono dietro questo mercato la possibilità di realizzare guadagni più facili rispetto ad altri”, prosegue ancora Longo. “Per fare un esempio: investire in un’azione, per quanto si tratti di Tesla che è comunque un titolo che ha corso tanto, viene visto come un’opportunità più limitante, perché non tutti i giorni Tesla segna rialzi del 10%. Molti investitori retail – insomma – pensano di diventare ricchi con questo asset”.
Ai saliscendi da ottovolante la criptovaluta ci ha abituato già da diversi anni, ma nel corso degli ultimi mesi qualcosa potrebbe essere cambiato. “Credo che rispetto al rally di Natale 2017, in questi giorni stiamo assistendo ad un fenomeno in parte differente. La capitalizzazione complessiva delle criptovalute è arrivata sopra i mille miliardi, dimostrando che parecchi investitori istituzionali credono nel bitcoin o quantomeno vogliano averne quote in portafoglio”, sottolinea Carlo Alberto De Casa, capo analista del broker londinese ActivTrades. “C’è senz’altro una componente di costume. Quando si parlava poco del bitcoin, nello scorso biennio e le quotazioni navigavano fra i 4 ed i 10.000 dollari, i retail non si affrettavano all’acquisto del bitcoin, mentre molti investitori che guardano al long term probabilmente accumulavano”.
I trend del passato suggeriscono comunque prudenza. “Il bitcoin e le altre criptovalute salgono in maniera impetuosa e quando correggono lo fanno con altrettanto vigore”, ricorda De Casa. “Dopo il rally del 2017 che lo aveva portato in area 20.000 è sceso fin verso i 3.200 dollari, con un calo nell’ordine dell’84%, mentre numerose altre criptovalute hanno perso anche percentuali fra il 95 ed il 99% dai massimi. Insomma, uno strumento ancora ben lontano dal diventare una valuta vera e propria”.
Flavio Bini e Raffaele Ricciardi, Repubblica.it