
(di Tiziano Rapanà) La scienza ci ha fatto dono di una grande verità. Ci ha spiegato che la gestione delle grandi scimmie in cattività deve essere garantita nel rispetto delle esigenze fisiche e psicologiche degli animali. Pertanto le strutture zoologiche debbono guardare al benessere fisico e psicologico dei propri ospiti. Per questo Jane Goodall Istitute Italia ha pensato di introdurre “criteri e requisiti minimi per la gestione in cattività delle Grandi Scimmie Antropomorfe” nel nostro Paese. L’associazione ha lanciato una proposta di Decreto Ministeriale, che è stata inoltrata ai dicasteri dell’Ambiente, della Salute, delle Politiche agricole e ai Carabinieri del CITES. L’obiettivo è integrare l’Allegato 1 (Cura degli animali-benessere-salute-igiene) del Decreto Legislativo 21 marzo 2005 n. 73 sulla custodia degli animali selvatici negli zoo. La proposta mi sembra particolarmente rilevante, perché mira importante, a salvaguardare scimpanzé, gorilla e oranghi ospitati nei giardini zoologici italiani. Sono gli esseri viventi più simili a noi, condividono con l’uomo il 98,6% del corredo genetico. Hanno sentimenti ed emozioni che abbiamo noi e pertanto la gestione in cattività di questi animali deve essere garantita al meglio delle possibilità. Jane Goodall e Daniela De Donno, le firmatarie della proposta, mi piacciono perché hanno i piedi ben piantati in terra. Non chiedono la chiusura degli zoo, non si fanno abbindolare al canto delle sirene dell’utopia, hanno ben presente la società capitalista: conoscono le sue leggi. Si adattano, dunque, al mondo che viviamo. Non chiedono la chiusura degli zoo, ma un semplice adeguamento ai bisogni degli animali. Nello specifico, chiedono recinzioni con caratteristiche e dimensioni adeguate; ambienti idonei dal punto di vista della temperatura, dell’umidità, della ventilazione e dell’illuminazione e l’isolamento dalle fonti di rumore.