
Si smontano gli stand, si disinstallano i macchinari punto di riferimento di industria 4.0 e del settore della meccanica specializzata.
Facce lunghe al MECSPE, la più importante fiera internazionale della manifattura, punto di riferimento di industria 4.0 e del settore della meccanica specializzata: è l’ora della smobilitazione e della conta dei danni provocati dal repentino cambio di direzione del nuovo DPCM del 25 ottobre, che all’art. 9 vieta l’organizzazione delle “fiere di qualsiasi genere”. Alla fiera erano attese 1.350 aziende, con 12 saloni tematici (Macchine e Utensili – Macchine utensili, Attrezzature, Utensili e Software di progettazione; Fabbrica Digitale – Informatica industriale, IoT, Sensoristica industriale, Cloud-manufacturing, solo per citarne alcuni) e 77 iniziative speciali.
Prevista a Parma dal 29 al 31 ottobre, la fiera – spiegano gli organizzatori – era stata confermata dal DPCM del 18 ottobre e aveva già avviato il 24 ottobre le attività per installare circa 60.000 mq di superficie espositiva in 6 padiglioni, seguendo tutti i protocolli sanitari per accogliere il pubblico in sicurezza e garantire il pieno rispetto delle norme governative anti pandemiche. Poi la doccia fredda. “E’ un duro colpo, sia per la Fiera sia per le aziende del settore che apprezzano da 19 edizioni MECSPE trovandovi nuove tecnologie, soluzioni per tutte le filiere produttive e formazione continua, nonché un momento unico per fare scambi commerciali e ordinativi – commenta Ivo Nardella Presidente di Senaf, Gruppo Tecniche Nuove – Il nuovo DPCM ha contraddetto il precedente senza tenere conto dei tempi di pianificazione di una manifestazione professionale come MECSPE che è, e rimane, per il settore della meccanica specializzata una tre giorni di lavoro imprescindibile per pianificare la ripresa. Il settore della meccanica incide per l’8,1% sul valore aggiunto dell’intera economia, per il 6,1% sull’occupazione e se pensiamo che solo in Emilia Romagna, regione in cui si tiene la manifestazione, la filiera della Meccanica costituisce il 56,5% delle esportazioni, si capiscono meglio i confini dei danni che per il settore comporta questa decisione. Peraltro ci risulta non siano stati previsti momenti di confronto né con Confindustria né tantomeno con AEFI. Una fiera che ha un impatto professionale su quasi 90 mila lavoratori tra imprenditori, operai specializzati, tecnici, ingegneri e che traina un settore strategico per la ripresa del paese, non può e non deve essere messa alla stessa stregua di una sagra di paese, senza nulla togliere a queste manifestazioni. Ci auguriamo di essere convocati dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri per valutare l’entità dei danni”.