(di Tiziano Rapanà) La scorsa domenica c’è stato il ritorno di Melaverde su Canale 5. I risultati sono stati soddisfacenti (1.613.000 spettatori con il 14.6% di share). Tutto fa pensare ad un bell’inizio di stagione e come si sa chi ben comincia e a metà dell’opera…. tuttavia mi chiedo: dov’è la differenza con la vecchia Melaverde in replica con il suo storico timoniere Edoardo Raspelli? Il programma, il 31 agosto, ha portato a casa 1.755.000 spettatori con il 14.5% di share. Mi pare sia chiaro: in quanto a risultati, siamo lì. E se proprio debbo fare il pignolo, i dati mi dicono che una replica abbia sedotto più spettatori di una prima visione. Non voglio annoiarvi, quindi non riporterò i successi dell’intera stagione estiva di Melaverde, gli ascolti tv potete consultarli liberamente in rete. Mi limito quindi a segnalarvi quel mitico 15,44 percento di share, conquistato il 12 luglio, che rimarrà alla storia. Giunto a questo punto mi chiedo se sia stato sensato sostituire Raspelli. Probabilmente no. In fondo non c’è stato un salto in avanti in termini di ascolti, la trasmissione sembra stia un po’ perdendo la sua missione di raccontare e valorizzare la realtà enogastronomica italiana. E in più Vincenzo Venuto mi pare non sia proprio una appassionato delle tradizioni culinarie o quantomeno della buona cucina. Non mi pare abbia quella voglia di addentare un succulento salume o un bel piatto di lasagne. A me Venuto piace: sa condurre, è simpatico, sa tenere la scena. Tuttavia lo vedo più adatto per un contesto televisivo simile al programma Rai Paese che vai. Venuto è un bravissimo divulgatore scientifico, ma Melaverde è un’altra cosa. E Raspelli questo lo sa bene. Spero qualcuno capisca l’errore fatto. Lo straordinario successo estivo del ciclo di repliche dimostra una verità inconfutabile: Melaverde non può fare a meno di Raspelli.