Future positivi dopo la chiusura di Tokyo a +0,4%. La divisa unica al centro dei pensieri anche dei governatori Bce, tra preoccupazioni di un eccessivo rafforzamento e speranze per la ripartenza globale
I mercati europei partono al rialzo, con i future Usa positivi, ma è sul fronte valutario che si sta giocando la partita più dura di queste giornate, dopo che la Fed ha annunciato il cambiamento di approccio alla crescita dell’inflazione tollerando anche periodi sopra il 2% senza necessariamente entrare in azione. Questo ha generato aspettative di crescita dei prezzi negli Usa e garantito al mercato un atteggiamento accomodante da parte della Banca centrale americana ancora per lungo tempo.
Fattori che hanno portato a un deprezzamento del dollaro, con la divisa del Vecchio continente che ieri è arrivata a raggiungere quota 1,2: soglia che non vedeva da aprile 2018.
Oggi l’euro si muove in flessione, con qualche presa di beneficio, i dati sull’attività manifatturiera americana di ieri che hanno mostrato un forte recupero economico (che puntella il biglietto verde) e qualche dichiarazione proveniente dalla Bce. Dall’Eurotower, infatti, è per statuto escluso che si possa intervenire sui cambi. Ma il capo economista è stato chiaro quando ha detto che il cross euro-dollaro “è importante” perché si ripercuote sulle stime economiche di Francoforte e da lì va a incidere sulle scelte di politica monetaria. La preoccupazione concreta è che un rafforzamento eccessivo dell’euro intacchi la competitività delle aziende europee orientate all’export. Soltanto un paio di giorni fa era stata la membra del board Isabel Schnabel a sottolineare il lato buono della dinamica: l’abbandono del dollaro da parte di alcuni capitali come segno del ritorno della fiducia e spostamento dei flussi da un bene-rifugio verso altri asset. E sempre Schnabel ha rimarcato che l’effetto del cambio sulle prospettive di inflazione si sta indebolendo. Insomma, il tema è ben presente nella mente dei banchieri europei. L’euro viene così scambiato a 1,1899 dollari. L’euro/yen vale 126,20 e il dollaro/yen 106,06. Lo yuan guadagna altro terreno sul dollaro e a un’ora circa dalla chiusura dei listini azionari fa segnare uno spot rate di 6,83 (+0,04%). Questa mattina la Banca centrale cinese ha fissato la parità sul biglietto verde a 6,8376, rafforzando il renminbi di 122 punti base.
Sul versante azionario, Milano avvia gli scambi in positivo dello 0,5%. A Piazza Affari, siglato il primo accordo per procedere con la rete unica che ha acceso i riflettori su Tim, torna d’attualità un’altra partita del governo: la vendita di Autostrade da parte di Atlantia, con l’ingresso di Cdp. Alla vigilia di un consiglio di amministrazione della holding dei Benetton, si va verso uno spinoff di una quota della società infrastrutturale per far nascere una nuova società con la Cassa. In forte rialzo il titolo della holding. Segno più anche nel resto d’Europa: Francoforte sale dello 0,7%, Parigi dello 0,6% e Londra rimbalza dello 0,7 per cento.
Questa mattina la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dietro Wall Street, salita ieri per i dati sull’industria manifatturiera. L’indice Nikkei 225 ha guadagnato lo 0,47%, pari a 109,08 punti per finire a 23.247,15 punti, mentre l’indice Topix è salito dello 0,47%, pari a 7.59 punti, a 1.623,40 punti. Lo S&P500 e il Nasdaq sono ancora reduci da una chiusura positiva con relativo record: rispettivamente hanno guadagnato lo 0,75 e l’1,39 per cento. Bene anche il Dow Jones che è salito dello 0,76 per cento.
Nei numeri macro, intanto, gli investitori continuano a cercare tracce della ripresa. In Germania le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,9% a luglio su base mensile e in termini reali mentre su base tendenziale si è registrato un aumento, sempre in termini reali, del 4,2 per cento. Rispetto a febbraio 2020, il mese prima dello scoppio del Covid-19 in Germania, il volume delle vendite al dettaglio è superiore dello 0,9% in termini reali.
L’oro è in calo sui mercati internazionali con il recupero del dollaro: il metallo prezioso con consegna immediata cede l’1,3% e si attesta a 1.964 dollari l’oncia. Quotazioni del petrolio in rialzo sui circuiti elettronici, dopo la riduzione delle scorte di greggio negli Stati Uniti e i segnali di ripresa delle attività nelle imprese statunitensi e cinesi, che alimentano l’ottimismo degli investitori. Il West Texas Intermediate sale dello 0,80%, pari a 34 centesimi, a 43,10 dollari al barile, mentre il Brent avanza dello 0,70% a 45,90 dollari al barile.
Repubblica.it