Il Pil nel secondo trimestre è rimbalzato del 3,2%, ma restano segnali di incertezza legati al calo delle vendite al dettaglio. Le misure draconiane di Pechino stanno dando i loro risultati, mentre l’America di Trump è ancora in emergenza sanitaria
Un rimbalzo incoraggiante, più veloce e deciso del previsto. Dopo essere caduta del 6,8% nei primi tre mesi dell’anno, quelli dell’emergenza coronavirus e del lockdown, nel secondo trimestre l’economia cinese è riuscita a rialzarsi, la prima tra le maggiori economie mondiale a ritrovare la crescita. Il dato annunciato oggi dall’ufficio nazionale di statistica, +3,2% rispetto allo stesso periodo del 2019, è migliore delle attese degli analisti.
E per quanto i numeri cinesi vadano sempre presi con il beneficio del dubbio, la cifra sembra confermare che la Repubblica Popolare si sta riprendendo dalla crisi virale non solo prima degli altri, essendo stata colpita prima, ma anche più rapidamente. Questo risultato rafforza Xi Jinping e la leadership cinese, capaci di contenere l’epidemia con misure draconiane, compreso il recente focolaio di Pechino, ma non piacerà al grande rivale Donald Trump, visto che in America l’emergenza sanitaria è ancora all’apice.
Certo, la strada per completare una risalita a “V”, quella che fa rimbalzare un’economia ai livelli pre-crisi, è ancora lunga per la Cina, considerato che prima del virus la crescita si attestava attorno al 6%. Finora la ripresa è stata sostenuta dalle esportazioni, in particolare quelle di materiale sanitario, e soprattutto dalla produzione industriale, cresciuta del 4,8% anche a giugno. Sembra l’effetto dello stimolo economico varato dal governo, che ha autorizzato gli enti locali a indebitarsi per finanziare i cantieri infrastrutturali. Una ricetta classica della politica economica cinese, ma anche precaria, visto che città e province hanno già quasi esaurito la quota di indebitamento che spetta loro per il 2020, quindi nella seconda parte dell’anno potrebbero trovarsi a corto di liquidità. A quel punto bisognerà capire se il governo deciderà di allargare ulteriormente i cordoni della borsa. Nel frattempo le vendite al dettaglio continuano a contrarsi, -1,8% a giugno, confermando che in questa lunga convalescenza l’ormai leggendaria classe media del Dragone non ha ancora ripreso le sue antiche abitudini di shopping compulsivo.
Nonostante questo da ormai diverse settimane la ripresa cinese continua a rafforzarsi, mentre buona parte del mondo ancora cerca di arginare nuovi contagi. Per questo 2020, vista la crisi, Pechino ha deciso di non fissare il suo tradizionale obiettivo di crescita. Secondo le stime del Fondo monetario la Cina dovrebbe chiudere l’anno orribile con una espansione dell’1,2%, dato che la renderebbe l’unica tra le maggiori economie al mondo in positivo. Ma alcuni analisti cominciano anche a ipotizzare che possa fare meglio.
Repubblica.it