il Recovery fund sarà da 500 miliardi di euro ma vedrà solo una quota compresa tra il 60 e il 70% in sovvenzioni a fondo perduto, mentre il 40 – 30% andrà in prestiti.
Per la proposta ufficiale bisognerà attendere domani ma, secondo quanto anticipato Martin Selmayr, ex braccio destro di Juncker, ora rappresentante della Commissione Ue a Vienna, l’impianto non si discosterà di molto da quello presentato dall’asse franco-tedesco. La bozza del Recovery Plan elaborato da Bruxelles attraverso un complesso lavoro di mediazione tra le contrapposte istanze dei “4 Frugali” e dei “Pigs”, avallati questi ultimi dall’inedito appoggio di Francia e Germania
Prevede 500 miliardi di euro, la maggior parte in sovvenzioni a fondo perduto, e un bilancio pluriennale da mille miliardi che continuerà ad assicurare gli sconti di cui godono alcuni Paesi, tra cui Austria, Svezia, Danimarca e Olanda.
Assecondando la proposta di Angela Merkel ed Emmanuel Macron il Recovery fund sarà da 500 miliardi di euro ma vedrà solo una quota compresa tra il 60 e il 70% in sovvenzioni a fondo perduto, mentre il 40 – 30% andrà in prestiti. Come anticipato da Ursula von der Leyen qualche settimana la metà dei fondi sarà distribuita principalmente attraverso il Recovery and resilience facility. È questo il mezzo che assicurerà il legame con le riforme strutturali e gli investimenti.
Nel dettaglio i Paesi che vogliono i fondi dovranno presentare un piano di spesa a Bruxelles, basato sulle raccomandazioni che l’Ue ha indirizzato a ogni Paese la settimana scorsa, e che affrontano le debolezze di ciascuno. In questo modo la Commissione si assicura che i Governi investano in settori di reale utilità. Per l’altro 50% i 500 miliardi seguiranno tre diversi canali: nuovi fondi di coesione; fondo per la transizione equa (che aiuta i Paesi più indietro con la transizione green) e programma “Invest EU”, che sostiene investimenti strategici e dà sostegno alla liquidità per le imprese.
Secondo quanto anticipato da Selmayr la Commissione proporrà, inoltre, di introdurre oltre alla plastic tax e al sistema di scambio di emissioni, anche ad una tassa per le emissioni rivolta ai Paesi extra Ue, una web tax e una tassa per l’accesso al mercato interno pensata per le grandi multinazionali. Misure che potrebbero portare fino a 300 miliardi nelle casse Ue.
Il Recovery fund durerà due anni, quindi fino al 2022. Per quanto riguarda invece il bilancio pluriennale, che dovrà coprire le spese fino al 2027, la Commissione punta alla cifra in discussione già a febbraio e bocciata dai “Frugali”, cioè poco sopra i mille miliardi. In conclusione si può definire una “vittoria a metà” per entrambi gli schieramenti. Se già la proposta franco-tedesca di un fondo da 500 miliardi a fondo perduto sembrava insufficiente a fronte dei mille – mille e 500 miliardi necessari per la ripresa, i Paesi più colpiti dall’emergenza sanitaria dovranno “accontentarsi” di una cifra inferiore e aumentare, così, l’ammontare dei prestiti. I “4 Frugali” dovranno, invece, digerire la quota a fondo a perduto ma potranno, in cambio, continuare a godere degli sconti sui contributi.
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