È arrivato dalla Cina ed è entrato in America dall’Europa, il “nemico invisibile” come lo chiama Trump. Indisturbato, ha passato le frontiere di un’America che dimostra le sue vulnerabilità e divisioni. Ha stravolto il New England e si è diffuso tra le vaste pianure del Centro. Un territorio di 3.797 milioni di metri quadri e 328 milioni di abitanti. Si poteva frenare il contagio? Probabilmente si, ma gli americani non erano preparati come ci spiegano i direttori generali di aziende italiane sparse tra un vuoto Midwest ed un’affollata New York. Ci parlano delle lore esperienze e di come hanno fatto fronte all’emergenza Covid19, questi cavalieri moderni armati di mascherine e gel disinfettanti. Prima dei colleghi americani e prima anche delle autorità locali, a prescindere dal settore o dal numero di impiegati gestiti, hanno implementato misure di sicurezza sul posto di lavoro. Sono riusciti ad evitare licenziamenti ed a creare un ambiente di lavoro dove regnano trasparenza ed umanità.
“Abbiamo chiuso gli uffici e cancellato i viaggi prima che fossero emessi gli ordini di lockdown delle autorità locali. All’inizio molti hanno ritenuto la decisione eccessiva, poi ci hanno ringraziato”, spiega Sergio Cipolla, CEO di NIMBL, filiale americana del Gruppo Techedge. Vive a Detroit da 10 anni con moglie e due figli. Lei era la fidanzata delle superiori. “Essendo una società di informatica eravamo abituati al lavoro da casa, ma abbiamo dovuto comunque prepare i nostri 200 dipendenti sparsi in 25 stati e fornire tutte le risorse disponibili per operare senza interruzioni. In tre giorni eravamo completamente remoti e siamo diventati anche piu’ efficienti di prima!”
Anche Renato Delle Side, CEO di Foscarini America, che vive a Manhattan da dieci anni, è stato preso per allarmista quando ha deciso di cancellare i viaggi e di intervallare gli orari di lavoro dei dipendenti dello showroom. “Non abbiamo avuto grosse perdite grazie alla presenza delle vendite online. Se avessi avuto solo lo showroom sarebbe stato diverso”, spiega Delle Side.
Gloria Da Ros, CEO di Tecnoplast USA, dirige un team di 20 persone in Indiana. Dal 1964 la famiglia Da Ros gestisce un’azienda di progettazione ed installazione di impianti per il trattamento di prodotti chimici. Brianzola, la Da Ros si è trasferita negli Stati Uniti otto anni fa. “Due settimane prima rispetto agli altri della zona ho implementato le misure di protezione contro il Covid. Mi hanno preso per melodrammatica. Ho avvertito i clienti che i nostri tecnici avrebbero lavorato con mascherina e guanti mantenendo le distanze di sicurezza. Mi hanno riferito che una receptionist si è molto spaventata quando ha visto entrare i nostri dipendenti con le mascherine, ha subito pensato ad una rapina!” Racconta con allegria e continua, “È fondamentale per me proteggere i miei dipendenti. Non abbiamo avuto nessun caso di Corona ad ora sono tutti molto riconoscenti del fatto che ci siamo mossi prima degli altri per garantire la loro incolumità. Fortunatamente non stiamo avendo troppe perdite. Il 2019 è stato un anno molto proficuo per noi e credo che il 2020 si chiuderà a pareggio. La nostra fortuna è la diversificazione del pacchetto clienti. L’automotive si è fermato ma il settore medico invece no e questo ci ha aiutati a continuare ad operare.”
Le misure prese sono più o meno le stesse per tutti, l’uso di mascherine e guanti, smart work per chi lavora in ufficio, distanze di sicurezza in fabbrica e disinfestazioni, tutte misure che erano già state adottate dalle case madri in Italia e che sono state poi copiate all’estero.
Essere italiani li ha aiutati a capire prima degli altri la serietà della situazione. Luca Bovalino, torinese, CEO di Hub Parking una società del gruppo FAAC di Bologna, vive a Pittsburg e dirige uno staff di 200 dipendenti tra Stati Uniti e Canada. “La proattività del Gruppo FAAC-Italia ci ha aiutato molto ad essere pronti fin da subito ed anche in anticipo rispetto ad altre aziende americane. Siamo partiti dalla condivisione con tutti i dipendenti della pericolosità del Covid19. Già dai primi di febbraio in Nord America abbiamo attivato misure proattive cominciando a fare stock di dotazioni di protezione personale quali disinfettanti, maschere e guanti. Da marzo abbiamo attivato il lavoro da casa e ristretto i viaggi. Devo dire che i dipendenti sono stati flessibili e ricettivi. Siamo considerati un “essential business” grazie ai nostri partner ufficiali come aeroporti, ospedali ed enti governativi. Per quei dipendenti che magari hanno meno lavoro abbiamo identificato forme alternative al licenziamento come l’utilizzo di ferie accumulate, settimane corte o corsi di formazione.”
Capi o leader? Qual è la differenza? Per Lucio Siano è la compassione. Napoletano, Siano è il CEO di Ritrama USA, azienda di produzione di materiali autodesivi che conta 200 impiegati in South Carolina e Minnesota. “Noi che prendiamo decisioni aziendali e maneggiamo numeri, è in momenti come questi che non possiamo dimenticare il lato umano dell’emergenza.” Siano ha avuto un caso di corona virus in azienda proprio all’inizio di marzo quando negli Stati Uniti si parlava del virus come di una realtà lontana. Sfortunatamente si è trattato di un dipendente italiano che è stato ricoverato pochi giorni dopo essere rientrato da Milano. “Ho chiuso la fabbrica per due giorni ed ho ingaggiato una società per fare la disinfestazione, ho messo in quarantena tutti quelli che erano stati a contatto con questa persona, me incluso. Essendo previdente ho poi richiesto alle autorità sanitarie locali di fornire, a quelli che uscivano dalla quarantena, un certificato medico. Al ritorno in azienda, alcuni dipendenti americani avevano paura di quelli italiani. Mi sono messo nei loro panni e li ho ascoltati e spiegato quello che stavamo facendo per proteggerli, li ho rassicurati.”
Si trovano d’accordo anche Delle Side e Cipolla che entrambi parlano della necessità di ascoltare i dipendenti ed essere trasparenti sulla situazione aziendale.
Un po’ psicologo un po’ generale cosi diventa il CEO in tempo di Coronavirus. Ci dice Bovalino: “Una situazione del genere è quella che i Marines chiamano VUCA Environment, cioè un ambiente volatile, incerto, complesso, ed ambiguo. Insieme al proprio team bisogna rispondere alla volatilità con una visione precisa, all’incertezza con una comprensione degli impatti sull’azienda, bisogna poi spezzare la complessità in sotto elementi ed essere agili nel rispondere alle ambiguità del momento.” Siano parla di concentrarsi a vincere una battaglia per volta. “Questa situazione la paragono ad una guerra, il successo si raggiunge concentrandosi a vincere le battaglie senza cercare di vincere la guerra.”
Gianmario Cillario, energetico CEO di Eurostampa North America, parla di fiducia, rispetto e collaborazione che sono i pilastri su cui si fonda l’azienda di famiglia che produce etichette per diversi settori tra cui il food ed i prodotti sanitari. Eurostampa North America, che conta 200 dipendenti, ha implementato delle iniziative di incentivazione. “Essendo un’azienda familiare e non avendo azionisti a cui dobbiamo pagare i fee annuali abbiamo deciso di investire invece che tagliare. Il 33% del profitto del 2019 è stato dedicato all’emergenza Covid. Siamo un “essential business” e come tale dobbiamo garantire la produzione. Abbiamo deciso di incentivare i dipendenti a venire a lavorare dando un premio di 150 dollari a settimana a chi si presenta in fabbrica per 5 giorni consecutivi evitando assenteismi. In piu’ stiamo elargendo buoni pasto (che in America non esistono). Credo che in questi momenti di tensione un leader si riconosce in chi riesce a mantenere la serenità per prendere le decisioni giuste senza farsi influenzare da ira, premura o preoccupazione, e l’umiltà per chiedere scusa se ha sbagliato.”
Ci sono anche storie di generosità come quella di Marco Caccia, CEO di Rossini North America, azienda di Rescaldina nel milanese che conta 60 impiegati vicino ad Atlanta. “Siamo stati in una certa maniera fortunati perché già usavamo mascherine e disinfettante durante il processo produttivo, avevamo delle scorte fatte a fine febbraio che ci hanno permesso di proteggere i dipendenti ed anche regalare un paio di casse delle N95 alla polizia locale.” La Georgia è stato il primo stato americano a riaprire nonostante continuino i contagi. “A me sembra una decisione affrettata. Io continuo ad operare come ho fatto finora, con il lavoro da remoto per i dipendenti d’ufficio e mantenendo le severe regole di prevenzione per quelli in produzione.”
Stress, incertezze, responsabilità e vita familiare. Come gestire il tutto? “A dicembre ho avuto una bambina”, dice Gloria Da Ros con un sorriso che dalle labbra le sale su negli occhi, “il mio compagno è diventato mammo e mi aiuta molto”, continua con serenità. Aiutano molto gli spazi e le case con giardino. “Il nostro lockdown non è all’italiana, ci possiamo muovere, non ci sono controlli, possiamo andare a correre e passeggiare. In una grande città all’europea tutto ciò non sarebbe possibile e la convivenza causa piu’ tensioni”, aggiunge Caccia che ha due figli di 16 e 12 anni. Altra realtà per Renato Delle Side che vive in un appartamento a New York con la fidanzata. Un atto di gentilezza? “Abbiamo offerto agli inquilini anziani del nostro palazzo di andargli a fare la spesa.” Così i nostri cavalieri dalle armature fresche di amuchina affrontano le battaglie, mantengono alto l’onore e vinceranno la guerra.
Ivana Lodovici, Huffingtonpost