
Si è tenuto online, negli uffici dello studio Chiomenti di Roma, messi a disposizione dal socio e vice presidente Francesco Ago, il primo convegno internazionale di Diplomatia (www.diplomatia.it) all’indomani della crisi pandemica ancora, purtroppo, drammaticamente in atto nella tristemente più democratica delle crisi.
Il titolo del convegno, Covid 19 – riflessioni, previsioni e conseguenze economiche ha avuto l’obiettivo di fare il punto sul Covid-19 e sulle conseguenze a livello macroeconomico. Ne è uscito molto, ma molto di più.
Relatori grandi professori economisti del calibro di Carlo Cottarelli ed Enrico Giovannini, la scienziata Barbara Ensoli dell’ISS e Lorenzo Alfieri, JP Morgan ed altri, tutti magistralmente condotti dal projectleader Pietro Napolitano.
Dopo l’introduzione dell’ambasciatore Castellaneta e del Presidente Stefano Balsamo, e dopo aver delineato un lucido quadro della situazione attuale, esaminato i vari possibili scenari ed interventi finanziari, e sottolineato che la Commissione Europea e la BCE hanno fatto e stanno facendo quanto in loro potere per creare quel necessario cuscinetto indispensabile a non “pietrificare” interi paesi, i relatori hanno esaminato le tematiche che si agitano sui tavoli in questi giorni di lavoro febbrile. Ciò disquisendo a lungo in merito ai vari coronabond, Eurobond, helicopter money, Mes a condizioni più o meno light.
Mentre scrivevo questo articolo, convinto come sono che è indispensabile fornire a tutti i paesi membri aiuti indistinti e senza condizioni, mediante una “collettivizzazione” del debito (come teorizzato da Jurgen), l’Eurogruppo raggiungeva una intesa sotto il segno della solidarietà in costanza di emergenza, a prescindere dalle polemiche che comunque ne scaturiranno. Vedremo. Ma la cosa più importante emersa dal convegno – indipendentemente da come si risolverà definitivamente la questione degli aiuti – è il necessario cambio di prospettiva, quale strumento indispensabile per una ripartenza.
Questa pandemia infatti, non è un “cigno nero”, come è stato acutamente osservato da Giovannini. Essa era sicuramente prevedibile, perché effetto del nostro modo di vivere uno sfrenato consumismo che – a causa della globalizzazione – ci ha portato molto vicino al limite della non sostenibilità. Oltre alla precisione in merito agli strumenti finanziari di cui sopra, è stata molto interessante la lucida analisi socioeconomica, che ci deve far riflettere hic et hinde. Credo che non avremo altre occasioni di stabilire delle regole etiche che valgano ora e per i posteri.
Questa crisi ha colpito, ha detto Giovannini, tre dei quattro capitali che abbiamo a disposizione: il capitale economico, quello umano e quello sociale. È solo un caso che non sia stata causata da un disastro ambientale (quarto capitale a nostra disposizione), ma certamente con la interconnessione esistente fra tutti i fattori, non sarà possibile sfuggire a travolgimenti interplanetari per ogni errore umano contro questa terra che ci è stata data in custodia. Quindi, sottolinea il professor Giannini “per poter uscire dalla crisi ci vorrà un cambiamento radicale, non solo ricorrendo al capitale economico, ma anche a quello umano, sociale e naturale”.
Sono state forgiate parole come “vulnerabilità” e “resilienza trasformativa” per rimbalzare avanti, riclassificare. Occorreranno quindi politiche per proteggere, promuovere, prevenire, preparare, trasformare. Non si può semplicemente tornare al prima perché nulla sarà mai più come prima. I prossimi decreti “cura Italia” dovranno preparare un salto in avanti. Per questo Giovannini teorizza molto efficacemente, a mio avviso, una “Unità Di Resilienza Trasformativa”, accanto all’Unità di crisi. Impiegare cioè tutte le risorse disponibili alla trasformazione, preparazione, prevenzione, protezione di cui si parlava. È chiaro che per far ciò devono cambiare a livello nazionale tutti i paradigmi. È necessario modificare la PA, eliminare la burocrazia, il sistema di tassazione, di distribuzione del reddito e tanto altro. A livello europeo si necessita di un impegno comune per ricostituire i capitali distrutti dal Coronavirus e di una finanza sostenibile ancora più attenta a tutti i temi trattati.
Si sono avvicendati, rispettando rigorosamente i tempi loro concessi, altri illustrissimi relatori quali il Dott. Alfieri della JP Morgan, Scuderi dell’Adler e Pangaldo della Copag, che hanno rilevato come governi, Fisco, Fed e BCE siano intervenuti tempestivamente per evitare il peggio ripristinando la liquidità nei mercati; che vi potranno essere correzioni fortissime e che se tutto va bene solo tra il quarto trimestre 2020 e il primo del 2021 vi sarà qualche recupero. I settori vincenti dovrebbero essere quelli delle tecnologie, telecomunicazioni, software, analisi big data, biotecnologie, healthcare, Automotive e sarà necessario fare uno sforzo per trasmettere al mondo le regole europee a protezione dell’uomo da usi e costumi che non considerano fondamentale la sua protezione. In questo senso siamo come un vaso di coccio tra oriente e occidente e non dobbiamo considerarlo un fattore di debolezza. L’Italia e l’Europa hanno oggi l’opportunità di risorgere e i mercati sanno apprezzare gli uomini, i mezzi, la cultura e fattori sociali.
Da ciò discende che – come ho avuto modo di ripetere in ogni mio intervento a favore dell’IA, dell’Etica e dell’Algoretica – questo è il momento di dare un colpo di reni e iniziare la ricostruzione con un incredibile rimbalzo verso il futuro, con l’ottica di chi vede lontano e fa tutto ciò che è in suo potere per prevenire, conservare, curare, preservare e proteggere, per avere un mondo evoluto una volta per tutte, eliminando le guerre, le inutili egemonie e cercare di ottenere sempre le migliori regole ambientali e di mercato, al fine di tutelare il bene principale, quello dell’utilizzatore finale: l’uomo.
Stefano Crisci