Clusit, a repentaglio i presupposti dell’internet commerciale
Nono sono più i classici hacker, e nemmeno i gruppetti di “artigiani” del cybercrime: la minaccia più grande è ora rappresentata da decine e decine di gruppi criminali organizzati transnazionali che fatturano miliardi, multinazionali con mezzi illimitati, Stati nazionali con i relativi apparati militari e di intelligence, fornitori e contractors, gruppi civili o paramilitari e unità di mercenari.
A tracciare il quadro è l’ultimo rapporto del Clusit, l’Associazione Italiana per la sicurezza informatica,.
La “lotta senza esclusione di colpi” prende di mira infrastrutture, reti, server e client, ma anche smartphone, oggetti connessi a internet, social e app per chattare. “E’ una situazione di inaudita gravità – spiega l’esperto Andrea Zapparoli Manzoni, del comitato direttivo Clusit – che mette in discussione e a repentaglio tutti i presupposti sui quali si basa il buon funzionamento dell’Internet commerciale e di tutti i servizi, online e offline, che su di essa fanno affidamento”.
Nel dettaglio, nel corso del 2019 gli attacchi informatici gravi di cui si è venuti a conoscenza sono stati nel mondo 1.670, il 7,6% in più dell’ano precedente. Rispetto al 2014 (873 casi), il numero è quasi raddoppiato.
Il grosso degli attacchi (1.383, pari all’83%), rientra nella categoria del cybercrime, che cresce del 13,6%). Stabili i casi di spionaggio e sabotaggio, a quota 204, mentre sono in diminuzione gli attacchi riconducibili ad attività di guerra cibernetica, a quota 35.
Ansa.it