Terroni caput mundi / Bucci, Ligabue povero ma bello

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LA MORTE IMPROVVISA DI FLAVIO BUCCI, IN POVERTÀ

(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) È morto a Roma a 72 anni, d’infarto, Flavio Bucci: fu Ligabue nella celebre fiction televisiva. Al Corriere della sera disse una volta: «Ho speso tutto in alcol e droga, ma ho vissuto e amato: non mi pento». Emilia Costantini lo ricorda cosi: “È morto Flavio Bucci, attore noto oltre che per il personaggio di Antonio Ligabue, per aver recitato in decine di film (tra i quali il Marchese del Grillo). «La vita è una ed è tua, puoi farci quello che vuoi», aveva detto nel 2018 al Corriere. «Non mi sento colpevole verso nessuno, non ho rimpianti. La verità è che tutti ti pretendono a loro immagine e somiglianza, però io sono come sono. Non mi voglio assolvere da solo e non voglio nemmeno andare in Paradiso, che poi sai che noia lassù». Bucci ironizzava anche sulle troppe sigarette fumate — «Mi fanno male? Bah, c’è una sola cosa che ti uccide, però non lo sai mai prima, quale sarà». «Mi sparavo cinque grammi di coca al giorno ,solo di polvere avrò bruciato 7 miliardi», aveva aggiunto nel corso della stessa intervista. «Lasci perdere discorsi di morale, che non ho. E poi cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcuno? Non sono stato un buon padre, lo so. Ma la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri, non mi pento di niente, ho amato,ho riso,ho vissuto, vi pare poco?».

ERA IN PARTENZA PER UNA TOURNÉE SULLA SUA VITA

Sabato prossimo sarebbe dovuto partire in tournée con il suo ultimo spettacolo, (per raccontare la sua storia personale) intitolato «E pensare che ero partito così bene» con la regia di Marco Mattolini. Ma Flavio, un grande attore che ha spaziato tra palcoscenico, cinema e tv, ha definitivamente abbassato il sipario. Ricorda Mattolini: «Avevamo già pronte una serie di piazze dove portare lo spettacolo… a tutto pensava fuorché al fatto che si sarebbe dovuto confrontare con la morte. Era solito ripetere con disincanto: “Non mi dite che non devo fumare, non mi dite che non devo bere… di qualcosa bisogna morire, no?” Era fatalista. E nello spettacolo che abbiamo scritto insieme, raccontava la sua storia fuori dai denti: la sua vita, la sua carriera, i successi e le defaillances, aneddoti e riflessioni filosofiche. Una scorribanda — aggiunge il regista — che senza trionfalismi, senza vergogna di libere associazioni, vagava tra ricordi di teatro, di cinema, e di molto altro: era una confessione anche delle sue dipendenze e del suo estremo bisogno di libertà».

FIGLIO DI GENITORI MERIDIONALI NATI A CAMPOBASSO E FOGGIA

Era nato a Torino nel 1947 da una famiglia con genitori immigrati, Foggia e di Campobasso. Ma è morto a Roma, dove viveva in una casa famiglia. «Era ridotto piuttosto male — dice Mattolini — tuttavia gli erano ancora vicini il fratello Riccardo e la sua ex moglie, l’olandese Loes Kamsteeg, produttrice tv, da cui aveva avuto il suo terzo figlio Ruben, mentre i primi due li aveva avuti dalla precedente compagna Micaela Pignatelli, Claudio e Lorenzo. Ma lui era innamoratissimo di Loes, la definiva ancora sua moglie,pur essendo separati da molto tempo. Quello che mi ha sempre colpito —continua il regista —era la sua voglia di esserci, di continuare a lavorare, pur continuando a fumare tre o quattro pacchetti di sigarette al giorno e bevendo molto. Nonostante tutti i problemi di salute, che trascurava allegramente, era capace non solo di stare in scena, ma anche di intrattenere i compagni di lavoro dopo lo spettacolo: si andava a cena insieme, il suo diventava un secondo spettacolo».

MEMORABILE A NAPOLI IL SUO “DIARIO DI UN PAZZO”

Il suo percorso teatrale lo aveva iniziato con il drammaturgo Mario Moretti, con una riscrittura di«Cuore di cane» di Bulgakov. Poi ebbe grande successo di pubblico con «Diario di un pazzo», testo ripreso da Gogol, ma cucito su di lui. Si era talmente calato nella parte che, si racconta, durante una replica al San Ferdinando di Napoli, mentre recitava costretto dentro alla camicia di forza e urlava «Aiutatemi! Aiutatemi!», alcuni spettatori napoletani tentarono di salire sul palco per aiutarlo a liberarsi.

STRAORDINARIO INTERPRETE DEL LIGABUE TELEVISIVO

Tuttora ricordato per la sua straordinaria interpretazione del Ligabue televisivo, portò in scena Shylock, nel «Mercante di Venezia» di Shakespeare, disse: «È il più terribile degli eroi shakespeariani. dopo aver impersonato Riccardo III,e poi il Tartufo di Molière, era quasi inevitabile incontrarmi con l’ebreo del Bardo». E a proposito del tema affrontato nell’opera in questione, cioè l’usura, sottolineava: «Purtroppo è ancora più presente oggi e ne so qualcosa personalmente: sono stato vittima di usurai, l’ho vissuta sulla mia pelle… ho dovuto ricorrere agli strozzini».