
La raccolta pubblicitaria sul mercato digitale è sempre più complicata per gli editori di siti di news. Ci sono tuttavia dei modelli di business che sembrano funzionare bene, come ad esempio quello di Fanpage, iniziativa edita da Ciaopepole srl (che controlla pure The Jackal e altri brand del web) e che, oltre a ottimi risultati di audience, porta a casa fatturato e utili: nell’esercizio 2018, infatti, Ciaopepole srl, il cui azionista di riferimento è Gianluca Cozzolino, ha chiuso con un valore della produzione di 13,4 milioni di euro (+34% sul 2017) e utili per 1,67 milioni, il triplo rispetto ai 577 mila euro del 2017. Con prospettive più che buone per il 2019.
Stessa cosa per Citynews, il polo informativo guidato da Luca Lani e Fernando Diana, che ha sviluppato un network di oltre 53 testate locali di news sul web (Milano Today, Roma Today, ecc) e che confeziona contenuti per oltre 54 televisioni locali. Dopo gli 11,75 milioni di euro di ricavi del 2018 (+37% sul 2017), con 553 mila euro di utili, nel 2019 Citynews ha superato i 15 milioni di euro di ricavi, con utili in crescita.
L’Huffington Post Italia sembrava essere uscito dalla fase di start up (sulla Penisola è partito nel settembre 2012) e, dopo qualche anno di rodaggio in rosso, aveva chiuso il 2017 con 2 milioni di ricavi e 169 mila euro di utili e il 2018 con 2 milioni di ricavi e 203 mila euro di utili. Le cose, però, si sono complicate nel 2019, con un primo semestre dai ricavi in netto calo (772 mila euro, -25% sullo stesso periodo del 2018) e una perdita di 182 mila euro, rispetto agli utili per 143 mila euro del primo semestre 2018. Una inversione di tendenza per la società partecipata al 49% da Gedi e controllata al 51% da Huffington post holdings llc, che ha costretto Gedi a svalutare la partecipazione del 49%, prima iscritta a bilancio al valore di 446 mila euro, e ora scesa a 405 mila euro. Di pochi giorni fa, inoltre, il cambio dello storico direttore, con l’addio di Lucia Annunziata nonostante l’Huffington Post sia tra i giornali online più letti in Italia.
Il Post di Luca Sofri, invece, un suo equilibrio non lo ha mai trovato. Ma dall’anno della sua nascita, il 2010, ha sempre avuto azionisti, in primis Paolo Ainio ma pure lo stesso Sofri, che hanno ripianato le perdite e sopportato ripetuti aumenti di capitale. Nel 2018 ha chiuso con 774 mila euro di ricavi (erano 602 mila nel 2017), con perdite per 504 mila euro (rispetto al rosso di 613 mila euro del 2017). La Eprice di Ainio rimane il socio più importante.
News 3.0, editore di Lettera43, infine, pare non avere ancora trovato la quadra, con ricavi 2018 in calo a 1,35 milioni di euro (1,5 mln nel 2017) e perdite per 893 mila euro, comunque contenute rispetto agli oltre 3 milioni di rosso del 2017. Difficoltà che sono proseguite per tutto il 2019, tanto che lo scorso 8 gennaio 2020 la società editoriale ha presentato ai redattori un documento scritto sull’apertura della procedura di richiesta della cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore per riorganizzazione aziendale. Un provvedimento pronto a colpire otto giornalisti sugli attuali 14 assunti, che, con le dimissioni di un altro lavoratore, ridurrebbero l’organico a sole cinque unità a Lettera43.it e LetteraDonna.it. Le motivazioni addotte dalla azienda per la decisione di chiedere la cigs fanno riferimento alla necessità di sistemare i conti in un contesto di crisi generalizzata del settore dell’editoria.
Il socio di riferimento di News 3.0, la Arepo bh saarl di Matteo Arpe, ha sempre coperto i rossi di bilancio del notiziario online nato nell’autunno 2010 su iniziativa di Paolo Madron. Ma potrebbero essere delle imminenti novità, riguardanti una cessione sul mercato di News 3.0, o, più probabilmente, della controllata al 100% Studio editoriale (che edita Rivista Studio e Undici) e che ha i conti un po’ più a posto (2,24 milioni di ricavi nel 2018, perdita di 91 mila euro, e punto di pareggio stimato nel 2019). Intanto la nuova concessionaria di News 3.0 è la Moving Up.
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi