Il mondo del private banking italiano gestisce già 844 miliardi di masse, ma l’obiettivo è di arrivare fino a 920 miliardi nel 2021, portando così il peso del settore, fra i canali distributivi, dal 27,5 al 28,2% della ricchezza finanziaria delle famiglie. A presentare i numeri, in occasione della XV edizione del ‘Private banking forum’ è l’Aipb (Associazione italiana private banking), che ha presentato uno studio elaborato per l’occasione con Deloitte. “Abbiamo elaborato per Aipb un indice composto che, sulla base di diversi fattori, dipinge un ‘hub finanziario’ italiano competitivo per la maturità del settore nazionale ma con l’opportunità di avvicinarsi alle migliori pratiche internazionali in termini di maturità digitale, attrattività del sistema Paese e ambiente di business”, ha sottolineato Carlo Murolo, senior partner di Monitor Deloitte. Le sfide che il settore deve affrontare – viene evidenziato – riguardano principalmente l”ambiente di business e il contesto regolamentare e fiscale; al tempo stesso il rischio default del Paese e il basso numero di governi giunti alla scadenza naturale fanno sì che il sistema economico e quello politico rappresentino un punto di attenzione per un investitore private, sia italiano che estero. “L’indice di competitività di Deloitte – sottolinea Paolo Langé, presidente di Aipb (nella foto) – evidenzia come il settore italiano, per unirsi ai migliori nel posizionamento internazionale, debba sentirsi fortemente impegnato a sostenere e influenzare la crescita del Paese e lo sviluppo delle politiche di miglioramento del sistema”.
Il private banking, ha aggiunto il segretario generale dell’associazione, Antonella Massari, “può incidere in via diretta e indiretta su alcuni fattori che guidano la crescita del sistema economico e può rappresentare un importante volano di sviluppo grazie alla rilevante entità del patrimonio gestito”.