All’Inps si stanno facendo gli ultimi calcoli, ma il risultato è che il reddito di cittadinanza dovrebbe essere sospeso a circa 100mila famiglie, in pratica una su dieci di quelle che attualmente lo ricevono (943mila). La sospensione dell’assegno (in media 482 euro al mese) è conseguenza della mancata integrazione della domanda, come richiesto dalla legge. Tre settimane fa l’Inps ha inviato un avviso via sms a 520mila famiglie titolari del reddito o della pensione di cittadinanza chiedendo loro di completare, entro il 21 ottobre, cioè lunedì scorso, la domanda presentata a marzo, pena la sospensione del sussidio fino a quando gli adempimenti richiesti non saranno rispettati. Al 21 ottobre ha adempiuto l’80-81% della platea interessata. Questo significa appunto che il restante 19%, quasi 100 mila famiglie che non hanno risposto, dovrebbe non ricevere più il sussidio da questo mese. Dentro, a fare la parte del leone, i 53mila nuclei familiari costituiti da extracomunitari, per i quali le richieste erano più complicate da rispettare.
Comunque sia, l’effetto dell’operazione di integrazione delle domande appena conclusa è che il totale delle famiglie beneficiarie del reddito dovrebbe scendere intorno a 850mila, contro il milione 248mila stimato dal governo. E scenderà di molto la spesa: circa un paio di miliardi in meno rispetto ai 5,6 miliardi stanziati per quest’anno (più di 7 dal 2020 in poi). Tanto più, spiegano i tecnici, che si prevede un aumento delle revoche e decadenze dal sussidio. Finora ce ne sono state già 39 mila, ma nei prossimi mesi ci saranno più controlli da parte della Guardia di Finanza e poi dovrebbero scattare, ammesso che il sistema previsto dalla riforma cominci a funzionare, anche le prime sanzioni per chi si sottrae al percorso di inserimento al lavoro o sociale (formazione, lavori socialmente utili, offerte di lavoro). Un paio di miliardi quest’anno (che ha visto il debutto dell’assegno ad aprile) e una somma maggiore nel 2020. Un tesoretto che il governo dovrà decidere come utilizzare: se nell’ambito delle stesse politiche di contrasto alla povertà o a riduzione della spesa pubblica, come si farà con i risparmi su Quota 100.
Ma perché c’è stata questa massiccia richiesta di integrare le domande? Perché il reddito e la pensione di cittadinanza furono istituiti col decreto legge del 28 gennaio 2019, ma il Parlamento durante l’iter di conversione in legge introdusse una serie di requisiti in più per chiedere il sussidio. Nel frattempo, però, a marzo, erano già state presentate più di mezzo milione di domande secondo le norme iniziali. Si stabilì allora che, per le domande già accolte, ci fosse un periodo transitorio di sei mesi durante il quale l’assegno sarebbe stato pagato. Dopo, però, i percettori avrebbero dovuto integrare la domanda. Di qui gli sms inviati dall’Inps. Ai destinatari è stato chiesto di sottoscrivere sul sito due dichiarazioni che attestino, tra l’altro, che il richiedente non sia soggetto a misure cautelari (arresto, fermo) né che abbia riportato condanne definitive negli ultimi dieci anni, e che in famiglia non ci siano disoccupati a seguito di dimissioni volontarie (si vuole evitare che uno lasci il lavoro per prendere il sussidio). Adempimenti aggiuntivi sono previsti per gli extracomunitari, che «devono produrre una certificazione rilasciata dall’autorità competente dello Stato estero», tradotta in italiano e «legalizzata» dal consolato italiano comprovante «la composizione del nucleo familiare e il possesso dei requisiti reddituali e patrimoniali».
Enrico Marro, Corriere.it