Il premier britannico parlerà di un “compromesso equo e ragionevole”. In realtà si tratta di un ultimatum. Nella giornata di mercoledì, nel suo discorso atteso al Congresso Tory di Manchester, Boris Johnson presenterà la sua “offerta finale” all’Unione europea per raggiungere un accordo sull’uscita del Regno Unito dal gruppo dei 28. Se da Bruxelles arriverà l’ennesimo ‘no’ a una modifica degli accordi firmati con il precedente governo di Theresa May, allora, vista l’entrata in vigore della legge anti-no deal che impedisce all’esecutivo di portare a termine un’uscita senza accordo senza chiedere un ulteriore rinvio all’Ue, Johnson chiederà nuove elezioni.
Le anticipazioni sul discorso del primo ministro e leader conservatore, pubblicate dal Guardian, raccontano di un aut aut di Londra: se Bruxelles respingerà questa “offerta finale”, il governo interromperà i negoziati. “Lasciamo che la Brexit sia fatta. Noi possiamo, noi dobbiamo, noi vogliamo”, ha scritto Johnson.
Durante il suo intervento, il premier britannico annuncerà anche di aver raggiunto un accordo segreto con il Partito Unionista Democratico (Dup) nordirlandese per la soluzione della questione più spinosa, alla base di tutte le bocciature di Westminster ai precedenti accordi: quella sul confine nordirlandese. Secondo le indiscrezioni, il Regno Unito uscirebbe dall’Ue secondo accordi, mentre a rimanere soggetta alle normative comunitarie per i prodotti agroalimentari ed i manufatti almeno fino al 2025 sarà l’Irlanda del Nord che, almeno da un punto di vista commerciale, rimarrà quindi all’interno dell’Ue.
Un compromesso che accontenterà i nazionalisti di tutto il Regno, che potrebbero così dare l’ok alla proposta, ma che crea una spaccatura ancora più netta tra Belfast e il resto della Gran Bretagna rispetto al cosiddetto backstop: in entrambi i casi si evita la possibilità di un confine fisico tra Belfast e Dublino che avrebbe messo a rischio la pace sancita con gli Accordi del Venerdì Santo, con i controlli doganali che, così, saranno spostati tra Belfast e il resto della Gran Bretagna, ma mentre prima si chiedeva al Regno di rimanere all’interno di un’unione doganale, adesso lo si chiede esclusivamente all’Irlanda del Nord che, così, su questo specifico aspetto si stacca nettamente da Londra. Solo a scadenza del periodo provvisorio, nel 2025, il Parlamento nordirlandese deciderà cosa fare: chiedere di adattare gli standard britannici o mantenere lo status quo.
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