In Legge di Bilancio la nuova struttura: coordinerà bandi e progetti. Venticinque milioni subito, trecento nel 2022. Il direttore scelto dal premier in una rosa di 25 candidati del mondo scientifico
Nasce oggi, insieme al maxi-emendamento che approverà la Legge di bilancio 2019, l’Agenzia nazionale per la ricerca, ente coordinatore di tutta la ricerca pubblica e privata italiana oggi frammentata tra molti enti e fondazioni, vigilata da sette ministeri.
L’Agenzia nazionale prende corpo con 25 milioni di euro in cassa da distribuire e 300 mila euro per funzionare. Avrà trentaquattro dipendenti, tre saranno dirigenti. I soldi veri – 200 milioni, da destinare attraverso bandi e chiamate – arriveranno solo dal 2021. Trecento milioni dal 2022.
L’Anr l’ha voluta, e imposta, il premier Giuseppe Conte. In una prima stesura i suoi uffici avevano deciso che sei membri su nove fossero di nomina politica. Il mondo della scienza è insorto. Nella sua confezione finale, ritagliata da emendamenti di maggioranza, il tentativo di ‘depoliticizzazione’ di un’agenzia scientifica è evidente tenendo che, comunque, l’Anr dovrà muoversi “in relazione agli obiettivi strategici della ricerca e dell’innovazione e degli obiettivi di politica economica del governo funzionali alla produttività e alla competitività del Paese”.
Una nomina tra 25 scienziati
Il governo Conte ha scelto questa strada. La vigilanza sulla nuova Agenzia sarà della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Istruzione, in concerto. E, comma 1 dell’articolo 28, la struttura “sarà dotata di autonomia statutaria, organizzativa, tecnico-operativa e gestionale”. L’autonomia sarà messa nelle mani del direttore, scelto dal premier su una rosa di venticinque nominativi, preventivamente selezionati da una commissione di valutazione. La commissione sarà, a sua volta, formata da cinque membri scelti ciascuno dal ministro dell’Istruzione, dal presidente dell’Agenzia di valutazione Anvur, dal vicepresidente del Comitato di esperti per la politica della ricerca (Cepr), dal presidente del Consiglio europeo della ricerca (Erc) e dal presidente della Fondazione europea della Scienza (settanta istituzioni scientifiche di trenta Paesi). Come si vede, due alte istituzioni dell’Unione, e questa è una novità, entrano nelle scelte della nascente Agenzia per la ricerca italiana. Alla base c’è la volontà di rendere i nostri dossier più internazionali “promuovendo la partecipazione italiana a progetti e iniziative europee e mondiali”.
Repubblica.it