L’ultima missione, i servizi segreti e quel corpo irriconoscibile
IL CAPITANO NATALE DE GRAZIA E IL MISTERO SULLA SUA MORTE
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) La morte del capitano De Grazia: «Aveva scoperto un traffico internazionale di materiali nucleari».A 24 anni dalla sua misteriosa morte, lodevolmente si parla ancora del capitano Natale De Grazia (Reggio Calabria, 29 dicembre 1956 – Nocera inferiore, 12 dicembre 1995), che indagava sulle “navi dei veleni”. Fanpage.it ripercorre le tappe dell’inchiesta del pool di Reggio Calabria attraverso le fonti dirette del capitano e i suoi più stretti collaboratori. Testimonianze che non erano mai emerse prima e che disegnano un quadro inquietante. Il capitano , secondo queste fonti, sarebbe stato sequestrato, torturato e ucciso. Aveva scoperto un traffico illecito di materiali nucleari tra Stati che avrebbe visto una centrale nucleare italiana, che all’epoca dei fatti sarebbe dovuta già essere inattiva, come il luogo di scambio dei traffici. «Sono passati 24 anni dalla notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995, quando il capitano della marina Natale De Grazia, l’uomo che stava indagando per conto della Procura di Reggio Calabria sulle “navi dei veleni”, venne trovato morto, a bordo dell’auto su cui viaggiava insieme ai due carabinieri che lo coadiuvavano nelle indagini, sull’autostrada Caserta-Salerno nei pressi dello svincolo di Mercato San Severino. I risultati dell’autopsia parlarono di un malore che avrebbe provocato un arresto cardio-circolatorio. Il caso fu archiviato di lì a breve. De Grazia ed il pool di Reggio Calabria coordinato dal pm Francesco Neri, stavano indagando sui traffici di rifiuti tossici via mare. Negli anni seguenti questi traffici vennero definiti come il fenomeno delle “navi a perdere”, imbarcazioni affondate nel Mar Mediterraneo cariche di rifiuti tossici. Nulla è mai stato chiarito sulle indagini che stava conducendo De Grazia e la sua morte è rimasta avvolta nel mistero per oltre 20 anni. Fanpage.it ha ripercorso tutte le indagini del capitano, incontrando i suoi più stretti collaboratori, le sue fonti e persone a lui vicine che in tutti questi anni non avevano mai parlato».
24 ANNI SENZA RISPOSTE COME E PERCHÉ MORÌ? UCCISO?
Le cause della morte: «Lo hanno sequestrato, torturato e ucciso»? De Grazia, come riferirono i due carabinieri che erano in auto con lui, avvertì un malore nel sonno mentre era in auto in viaggio, intorno alla mezzanotte. La sua famiglia non ha mai creduto alla versione ufficiale della morte. Lo conferma suo cognato, Francesco Postorino, anche lui in marina e da sempre legatissimo al capitano. «Natale aveva un fisico da atleta – ci spiega-una persona non può morire così, tanto è vero che l’autopsia non parla di infarto, il suo cuore era sano». La richiesta di archiviazione della Procura di Nocera Inferiore che indagò sulla morte di De Grazia, è firmata dal sostituto Procuratore Giancarlo Russo, parla di “morte naturale dell’adulto”. Dall’archivio della Camera dei Deputati che custodisce i documenti su cui indagò anche la commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, abbiamo potuto vedere le immagini del cadavere di De Grazia. Un corpo martoriato. A confermarlo è lo stesso Postorino: «Quando ho visto il corpo sono rimasto scioccato, era quasi irriconoscibile, aveva il volto gonfio, il naso gonfio come se avesse preso una testata, era tutto pieno di lividi, come se qualcosa gli fosse esploso dentro. Sotto il costato, all’altezza dell’ascella aveva una ferita a forma di triangolo,sembravano bruciature fatte con un ferro incandescente, una cosa strana.Il dubbio che mi viene è che potessero essere dei segnali di tortura».
ERA IN MISSIONE, PREOCCUPATO PER I SERVIZI SEGRETI DEVIATI
La sera della morte, De Grazia si trovava in missione, la sua ultima tappa prima di morire fu al ristorante “Da Mario” a Campagna in provincia di Salerno, dove i suoi due accompagnatori hanno raccontato che si erano fermati a cena. In 24 anni nessun magistrato e nessun inquirente ha mai ascoltato il gestore del ristorante, praticamente l’ultima persona, oltre ai due carabinieri che accompagnavano il capitano, ad averlo visto in vita. «Io conservo ancora le ricevute di quella sera» ci dice il titolare del ristorante ora non più attivo e ce le mostra, conservate in un cassetto di un mobile di casa sua,ancora sul blocchetto di quel 12 dicembre 1995. «Mai nessuno è venuto per chiedermi nulla – ci spiega – io non sapevo nemmeno chi era De Grazia, lo appresi dalla televisione solo molti anni dopo». Quel ristorante però era un luogo molto frequentato da uomini dello Stato, ci spiega il titolare: «Qualcuno li aveva mandati a questo indirizzo, noi in quegli anni lavoravamo molto con i magistrati, i carabinieri, la polizia, la guardia di finanza, con questa gente qua». Nei giorni precedenti alla sua morte, Natale De Grazia era molto preoccupato e aveva confidato a suo cognato che qualcuno a lui vicino stava facendo il doppio gioco: «L’8 dicembre andai a casa sua e lo vidi molto turbato – racconta Francesco Postorino – mi disse che aveva scoperto che qualcuno del pool passava informazioni ai servizi segreti deviati».