
Andrea Martella compie una decisa inversione a U su norme e valori che regoleranno il mondo dell’editoria tricolore. Ieri, nella sua prima uscita parlamentare in audizione alla VII commissione cultura della camera, il nuovo sottosegretario con delega all’informazione, all’editoria e all’attuazione del programma ha subito precisato che «l’intervento pubblico a sostegno dell’editoria non è solo giustificato ma imposto al legislatore per il rispetto del pluralismo dell’informazione». Martella sottolinea subito così una differenza d’impostazione dal predecessore Vito Crimi (M5S), che aveva previsto per esempio una progressiva cancellazione dei contributi diretti al settore. Ma Martella (Pd) ha disconosciuto anche quanto previsto da Luca Lotti (Pd e sottosegretario all’editoria col governo di Matteo Renzi), in materia di bandi di gara per assegnare le convenzioni alle agenzie di stampa.
Il nuovo responsabile del governo Pd+M5S presieduto da Giuseppe Conte ha però puntellato il suo discorso non solo con affermazioni di principio ma pure con numeri, ricordando che il sostegno pubblico all’editoria esiste anche in altri paesi europei e in Danimarca ricade su ogni singolo cittadino per 9,54 euro, molto più alto degli 1,11 euro italiani. Sui contributi diretti, in particolare, nel 2018 sono stati stanziati in Italia 66,5 milioni, da comparare col budget francese a quota 120 milioni. La vicina Francia spende di più della Penisola anche pro capite (1,81 euro). Mentre solo l’Austria investe di meno (1,01 euro). Questo scenario si confronta, poi, con un trend del comparto che, dal 2007 a oggi, ha visto la stampa scendere a 2 milioni di copie diffuse ogni giorno dalle precedenti 5,5 milioni. Anche il digitale ha sofferto di una contrazione delle copie vendute (-3,4% nel 2018 rispetto al 2017). Sono diminuiti, infine, gli investimenti pubblicitari del 71,3% negli ultimi dieci anni, «a un ritmo maggiore del 10% l’anno», sempre secondo il sottosegretario. Dal punto di vista della rete di vendita, invece, sono rimaste a fine 2018 15 mila edicole (in 18 anni hanno chiuso in 21 mila). Network che invece, a detta dell’onorevole Pd, va sostenuto proseguendo nel solco di sgravi fiscali (per ridurre l’impatto di tasse locali e canoni di locazione) e di un allargamento dei servizi offerti (tra gli altri quelli anagrafici). Mentre per il sistema di distribuzione «l’azione di governo dovrà essere orientata a rendere più incisiva ed efficace l’integrazione degli operatori economici, attraverso interventi concertati».
Insomma, quello cui pensa Martella è «un riordino e una stabilizzazione del settore», dopo anni in cui si sono stratificate norme su norme col passare delle legislature. «Serve una nuova legge di sistema per l’editoria, paragonabile per impatto a Industria 4.0, che potremmo definire 5.0», ha dichiarato il neo-sottosegretario. Occorrono «interventi che stimolino la trasformazione digitale senza abbandonare il sostegno alla produzione cartacea, valorizzando l’integrazione tra i supporti cartaceo e digitale anche con appositi incentivi fiscali».
In concreto, già nella prossima legge di Bilancio, c’è la proposta di prevedere «agevolazioni per l’acquisto di abbonamenti a giornali e periodici attraverso la card 18App» e altre misure simili destinate «alle scuole e ai singoli» cittadini. Ma soprattutto Martella conferma «una quota del gettito della cosiddetta digital tax, pari al 5%, entro il limite massimo di 20 milioni di euro annui», per alimentare il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Si punta poi alla conferma delle agevolazioni postali fino al 2024 ma, in particolar modo, viene posticipata di 12 mesi la riduzione della contribuzione diretta, «proprio per ridisegnare, in tempi ragionevoli, questo sistema di sostegno», ha ribadito il sottosegretario che non ha mancato di aggiungere su un tema divisivo per le forze politiche che procederà «a seguito di incontri coi soggetti della filiera» e con «il coinvolgimento del parlamento». In arrivo anche un rifinanziamento dei prepensionamenti col vincolo, però, di un’assunzione ogni due prepensionamenti (in precedenza era ogni tre prepensionati), in modo che ci sia «un effettivo turnover generazionale». Quanto però verrà stanziato per i prepensionamenti non è stato specificato dall’esponente di governo (indiscrezioni di stampa avevano parlato di 14 milioni di euro). Mentre il rapporto un assunto ogni due prepensionati, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, ha già creato qualche malumore tra gli editori.
I giovani sono stati più volte al centro del discorso di Martella. Giovani intesi come giornalisti da tutelare con assunzioni stabili, con una prossima convocazione della commissione per l’equo compenso e con la formazione nell’ambito di nuove competenze professionali. E infine giovani intesi come lettori (con le agevolazioni per l’acquisto di abbonamenti a giornali) oppure pensando a chi costituisce start-up, sempre in un contesto editoriale.
Non «indifferibile» è il recepimento della direttiva europea sul copyright (adottata lo scorso luglio e da emanare entro il 7 giugno 2021), sempre a giudizio di Martella. È un’ulteriore conferma della sua inversione a U, rispetto al precedente esecutivo, visto che l’Italia aveva votato contro la norma comunitaria. Anzi, il sottosegretario ha precisato che bisogna sia «riequilibrare la distribuzione del valore fra autori, giornalisti ed editori da una parte, e le grandi piattaforme di condivisione online dall’altra» sia risolvere in sede di attuazione «il problema della trasparenza degli algoritmi di indicizzazione, utilizzati dagli aggregatori di notizie e dai motori di ricerca». Senza dimenticare la «responsabilità dei “prestatori di servizi di condivisione di contenuti online” per l’utilizzo di contenuti protetti». In sintesi, secondo l’onorevole, l’Italia deve attuare la direttiva Ue «tempestivamente».
Martella non ha trascurato il caso Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani), oggi al centro di una seria crisi di bilancio e di un possibile ampliamento della platea d’iscritti coinvolgendo i comunicatori (che sembrano, però, in larga parte contrari all’ipotesi). «La difesa del lavoro giornalistico passa anche attraverso la sua effettiva tutela previdenziale e, in particolare, attraverso la garanzia della sostenibilità delle prestazioni», ha concluso il sottosegretario in quota Pd. «Valuto positivamente le misure recentemente introdotte dal legislatore per favorire il riequilibrio finanziario dell’Inpgi e garantirne la sostenibilità economico-finanziaria nel medio e lungo periodo, anche attraverso l’ampliamento della platea contributiva».
Marco A. Capisani, ItaliaOggi