Prima c’erano i cd, i compact disc, che avevano rottamato la lunghissima era dei dischi in vinile (ora stanno tornando di moda ma è una nicchia). Poi era arrivato il web e per l’industria musicale fu la fine. Oggi Tim Cook spiegherà perché il futuro però non prevede iTunes
Quanto invecchia in fretta il futuro. Pare che oggi alla conferenza annuale dedicata agli sviluppatori Apple, l’amministratore delegato Tim Cook dichiarerà la morte di iTunes. Merita un bel funerale. Se c’è una cosa che davvero ha cambiato il nostro modo di ascoltare la musica in questi venti anni, è stato iTunes (qui la sua storia in breve). Prima c’erano i cd, i compact disc, che avevano rottamato la lunghissima era dei dischi in vinile (ora stanno tornando di moda ma è una nicchia). Poi era arrivato il web e per l’industria musicale fu la fine.
Nell’estate 1999 Shawn Fanning e Sean Parker, due ragazzi che non avevano ancora vent’anni, avevano creato Napster, una piattaforma di file-sharing che consentiva lo scambio di file musicali. Gratis. Nel luglio del 2001 un giudice ordinò a Napster di chiudere per ripetute violazioni delle norme sul copyright, ma ormai il danno era fatto. E il danno era che milioni di persone si erano convinte che la musica poteva anzi doveva essere gratuita. Zero soldi ai cantanti, agli artisti, agli autori.
E qui arrivò Steve Jobs con uno dei suoi memorabili eventi, a San Francisco, il 28 aprile 2003: aveva quella che poi sarà ricordata come la sua divisa, scarpe da ginnastica, jeans leggermente consumati e maglietta nera con le maniche lunghe arrotolate sull’avambraccio. Un asceta. Un profeta. Non era ancora il personaggio mitologico che nel 2005 farà l’indimenticabile discorso agli studenti di Stanford, siate affamati siate folli; e che nel 2007 lancerà il primo iPhone dicendo “abbiamo reinventato il telefono”.
Ma erano pur sempre gli anni ruggenti e colorati dell’iPod, il lettore musicale che aveva soppiantato il walkman. E a rivederlo oggi – il video del lancio dello store di iTunes – ne intuisci il genio assoluto. Quando dice: abbiamo sempre comprato la musica, non vogliamo rubarla, ma vogliamo comprarla facilmente. Un clic, 99 centesimi e quel brano è tuo per sempre. “Il modo più facile del pianeta per ascoltare tutta la musica che vuoi”, concluse con il suo tono millenaristico. Aveva capito tutto.
iTunes Store partì con 200 mila canzoni, oggi ne ha 40 milioni e oltre quasi 100 mila fra film e serie tv. Ma ha perso. Oggi vince lo streaming, quello che nel 2003 sembrava impossibile, pagare un abbonamento tutto compreso, da Spotify in poi è diventata la regola. Ma chi scriverà la storia di questi anni dirà che iTunes a un certo punto ha salvato l’industria musicale, e quindi la musica.
Riccardo Luna, Agi