Si punta molto, quindi, alla internazionalizzazione, e nella scelta del nuovo logo si è deciso di «abbandonare ogni riferimento al pallone scegliendo una simbologia moderna (una lettera A azzurra e tridimensionale, ndr). Vogliamo che funzioni sia in ambito nazionale, sia internazionale. Nei prossimi anni puntiamo a essere una Sport media company, producendo dei nostri contenuti. Vogliamo restituire il calcio agli appassionati. Perché dobbiamo sempre ricordare che la Serie A», continua De Siervo, «non è né dei giocatori né dei presidenti, ma dei tifosi. Vogliamo dialogare con le persone e confezionare un prodotto per loro». E proprio per questo bisogna dotarsi anche di strumenti giuridici per fare un passo in avanti e «iniziare a muoverci come una vera azienda, in primis con la trasformazione da associazione in media company».
Intanto, però, gli 1,05 miliardi di euro all’anno che gli spagnoli di Mediapro avevano promesso lo scorso anno alla Lega Serie A per acquistare i diritti tv per l’Italia del campionato tricolore 2018-2021 sembrerebbero per ora evaporati. Il canale tv della Lega «è una delle ipotesi concrete sul tavolo: la Lega come produttrice di contenuto è lo scenario più plausibile, che sia un canale o una serie di contenuti su una piattaforma on demand non cambia molto», dice l’a.d., che ha ricevuto dall’assemblea il mandato di «approfondire l’offerta di Mediapro», una partnership tecnica nella produzione di contenuti.
La nuova strategia di Mediapro, elaborata in Italia dal tandem di consulenti Marco Bogarelli-Matteo Mammì, punta infatti per ora solo sulla produzione audiovisiva e la distribuzione delle immagini dei match, attraverso la controllata casa di produzione Euroscena, lasciando la Lega Serie A libera di vendere i diritti 2021-2024.
Insomma, una partnership tecnica, in grado di placare le acque tra Lega e Mediapro (c’è una vertenza in corso in tribunale) e di consentire alla media company di Barcellona di recuperare la caparra di 64 milioni di euro versata alla Lega durante il bando d’asta diritti 2018-2021 e poi trattenuta dalla Lega causa mancato rispetto, da parte di Mediapro, delle scadenze per presentare le fideiussioni a garanzia degli 1,05 miliardi di euro all’anno.
Sul calcio nazionale, peraltro, incombe anche la rivoluzione che vorrebbe imporre dal 2024 un nuovo torneo da giocare nei fine settimana tra i top club continentali: «La Uefa ci ha assicurato che fino a tutto il triennio 2024-2027 i weekend non verranno toccati dalla nuova manifestazione», spiega De Siervo, «ma ci ha pure confermato la volontà di lanciare un sistema di tre competizioni europee, con 32 squadre nella prima competizione, la Champions, e poi 32 nella seconda e 64 nella terza, con un vero e proprio sistema di promozioni e retrocessioni e un accesso limitato dai campionati nazionali verso le competizioni europee, soprattutto nella massima serie europea».
Naturale che se dovesse realmente partire questo rinnovamento «ci troveremmo dinanzi a una rivoluzione: è a tutti gli effetti l’inizio di un modello di campionato europeo», prosegue De Siervo, «ed è ovvio che questa rivoluzione avrà un impatto negativo sui conti delle varie leghe nazionali, poiché sicuramente ci sarà un travaso degli investimenti dei media e degli sponsor verso la competizione europea».
Due parole pure sulla pirateria: «Dobbiamo stare molto attenti a quello che sta succedendo con la pirateria, perché l’Italia, quest’anno, ha perso una quota significativa di mercato e di utenti che fino all’anno scorso erano abbonati alle due piattaforme (Sky e Mediaset Premium, ndr)». De Siervo, quindi, implicitamente ammette che l’offerta di Dazn, attiva da questa stagione 2018-2019, non avrebbe sfondato sul mercato nazionale.
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi