Sarebbero 2,5 milioni gli utenti che hanno lasciato la rete. Secondo uno studio canadese questa imposta fa perdere all’economia del paese qualcosa come 750 milioni di dollari
Fuga in massa dai social. Sembra fantascianza ma non lo è, almeno in Uganda, dove due milioni e mezzo di utenti hanno rinunciato a internet dopo l’introduzione della tassa sui social media e le transazioni di denaro on-line. Sono numeri ufficiali, riferiti dalla Commissione comunicazione nazionale a tre mesi dall’applicazione dell’imposta, in vigore da quest’estate con l’obiettivo dichiarato di combattere il gossip on-line. Molti osservatori hanno sottolineato che la tassa fa parte delle pressioni del governo per limitare la libertà di espressione on-line ed è arrivata all’indomani di accese proteste contro il presidente Yoweri Museveni. In Uganda gli utenti di internet sono circa 20 milioni, quasi la metà della popolazione.
I dati della commissione parlano inoltre di una diminuzione di 1 milione e 200mila utenti per servizi ott (over the top) come WhatsApp e Skype. Anche il valore delle transazioni on-line è diminuito per una cifra pari a 1,2 milioni di dollari. Secondo uno studio del gruppo canadese Research Itc Solution, l’introduzione delle tasse costerà all’economia ugandese 750 milioni di dollari. L’Uganda, nazione di oltre 42 milioni di abitanti, non è comunque l’unico paese africano ad applicare una tassa sui servizi internet: il Kenya, lo Zambia e lo Zimbabwe hanno adottato misure analoghe negli ultimi anni.
Repubblica.it