Continua la corsa all’oro, ai massimi da 10 mesi

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E’ un avvio di settimana in rialzo per l’oro, con le quotazioni che, a 1.325 dollari, tornano di nuovo vicino al livello di 10 mesi fa. Per gran parte degli ultimi due anni il suo prezzo è rimasto sotto quota 1.300, con un minimo nell’agosto scorso a 1.180 dollari l’oncia. A spingere il metallo prezioso contribuiscono i recenti deprezzamenti del dollaro, speculari ai segnali positivi che giungono dalle trattative Usa-Cina sul commercio.

Il movimento rialzista del metallo giallo arriva proprio a conclusione di una settimana che ha beneficiato del ritorno degli acquisti in borsa grazie al prolungamento dei colloqui tra Usa e Cina, allo scampato pericolo di un secondo shutdown, oltre alla Fed e alla Bce che sembrano più accomodanti per via dei segnali contrastanti che arrivano dalle rispettive economie.

“La sorpresa maggiore è stata la pubblicazione delle vendite al dettaglio per il mese di dicembre, giunte con un ritardo di un mese a causa dello shutdown, a ricordarci che la situazione economica americana è molto diversa da come l’avevamo lasciata qualche mese fa. Il dato sulle vendite, in contrazione dell’1,2% mese su mese rispetto ad attese di un’espansione dello 0,1% e che seguono il dato rivisto al ribasso di novembre, ci mostrano il calo più marcato da settembre 2009. In maniera simile, la valutazione che esclude le vendite di automobili e gasolio è scivolata dell’1,4% mese su mese se comparata a previsioni di +0,4 e +0,5% a novembre”, spiega Vincent Mivelaz, analista di Swissquote.

Per l’esperto sono diversi i fattori che potrebbero spiegare questo calo nelle vendite: “in primo luogo, lo shutdown governativo iniziato il 22 dicembre ha contribuito a diffondere un senso di cautela e prudenza tra i consumatori in generale ma ha soprattutto causato l’interruzione dello stipendio dei dipendenti pubblici. Secondariamente, il sell-off registrato sui mercati a dicembre è stato abbastanza violento da ricordare sia agli investitori che ai consumatori che la recessione continua ad essere una possibilità dietro l’angolo. Sussiste inoltre una discreta possibilità che i consumatori abbiano dunque aumentato la propensione al risparmio nelle ultime settimane”, prosegue Mivelaz.

Il quale osserva che “i cosiddetti porti sicuri sono certamente tra i beneficiari di questo nuovo movimento: lo yen ha raggiunto il livello di 110,35 dollari, mentre l’oro si è apprezzato. Nel complesso, riteniamo che benché vi sia certamente un rallentamento in corso, occorrerà del tempo agli investitori per prendere le misure con il nuovo scenario, che necessita comunque di venire confermato da ulteriori dati”, aggiunge l’esperto.

“Continuiamo a mantenere il sovrappeso sull’oro. Un arresto della politica di restringimento della Fed, in un momento in cui la banca centrale cinese sta ancora una volta stimolando la sua economia con misure politiche straordinarie, suggerisce che sia il momento giusto per mantenere la copertura contro la volatilità dei mercati, i rischi geopolitici e il brusco crollo del dollaro”, notano gli analisti della Strategy Unit di Pictet Asset Management.

Un esempio arriva proprio dalle banche centrali: secondo i dati World Gold Council lo scorso anno i loro acquisti hanno raggiunto i massimi da 50 anni con un +74% nei volumi sul 2017 a 651,5 tonnellate. Gli investimenti sono stati fatti a discapito del dollaro. “Gli investitori hanno cercato nell’oro una certa garanzia in caso di situazione fuori controllo, sospingendo il prezzo del metallo prezioso del 3% nel mese”, di gennaio, concludono da Pictet Asset Management. E “la scarsità di porti sicuri dovrebbe permettere all’oro di brillare di nuovo”, afferma Société Générale.

Paola Valentini, Milano Finanza