La Germania schiva la recessione, ma la debolezza quanto durerà?

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La locomotiva d’Europa, l’economia tedesca è riuscita a evitare la recessione tecnica nel quarto trimestre, segnando una variazione congiunturale nulla dopo -0,2% segnato nel trimestre precedente. Il dato è stato inferiore alle attese che suggerivano un’espansione di 0,1%. Il dato non ha comunque sorpreso il mercato anche perché il governo ha recentemente tagliato nettamente la previsione di crescita del prodotto interno lordo della Germania del 2019 dall’1,8% all’1%. Fatti i conti con questi dati la domanda chiave che si pongono gli economisti è “quanto durerà questa debolezza?”.

Nello scenario base degli economisti di Bank of America Merril Lynch la debolezza dell’economia tedesca dovrebbe essere temporanea, una situazione simile a quella che si è vista del 2015/2016. “Tuttavia siamo nervosi”, aggiungono gli economisti di BofA. Questo scenario si basa infatti sull’ipotesi che non si verifichino incidenti, ossia non vengano messi dazi sulle auto, ci sia un accordo per la Brexit e si stabilizzi l’economia cinese. ma cosa succederà se qualcosa va storto? “La Bce ha appena finito il Quantitative easing ed è a corto di munizioni. Mentre nel 2015/2016 il Qe era appena stato avviato. Certo se i dati peggiorassero ulteriormente la Germania potrebbe optare per uno stimolo fiscale, ma bisogna ricordare che l’incertezza politica in Germania è alta in questo momento e non è detto che si trovi un accordo in questa direzione all’interno della grande coalizione”, dice il report di BofA.

Dal canto suo Ulrich Willeitner, senior portfolio manager di Dws Obbligazionario Europa, ricorda che recessioni segnano i periodi in cui le risorse sono sottoutilizzate e questo non sembra essere il caso in Germania. “Nel terzo trimestre, ha sofferto in particolare il settore automobilistico; dall’inizio del quarto trimestre, gli ordini sono aumentati nuovamente, il che significa una ripresa della produzione all’inizio del 2019. A dicembre, il prodotto nel settore costruzioni è crollato del 4%, ma anche se abbiamo molte cose di cui preoccuparci, non crediamo che il comparto delle costruzioni in Germania sia una di queste”, dice Willeitner.

Tuttavia, per quanto riguarda il 2019, non c’è da stare troppo tranquilli. “I rendimenti in calo sui titoli di Stato tedeschi stanno facendo riflettere. Ciò vale sia per i rendimenti nominali dei titoli di stato tedeschi sia per i rendimenti sui titoli di stato a più lunga scadenza indicizzati all’inflazione”, dice Willeitner che aggiunge: “Anche la differenza tra i rendimenti reali e quelli nominali, il cosiddetto tasso di inflazione di pareggio, indicatore delle aspettative di inflazione, è diminuita e nelle scadenze a dieci anni ha toccato un minimo negli ultimi due anni. Tutti questi sono quasi segni di dinamismo economico. Dal gennaio di quest’anno, la Bce ha poi bloccato nuovi acquisti di titoli nell’ambito del suo purchasing program. Questo in realtà avrebbe dovuto spingere i rendimenti verso l”alto”, dice il gestore di Dws.

Tuttavia, si stanno accavallando segnali di debolezza nell’Eurozona, dal calo dell’indice Ifo, a quello delle vendite al dettaglio in Germania nel dicembre 2018, alla debolezza del Purchasing Managers Index in Francia e in Italia. Poi, ci sono i vari rischi politici, dal caos della Brexit ai conflitti commerciali. “Se le prospettive di crescita si deteriorano in modo significativo, non si può escludere che la Bce riprenda il suo programma di acquisto di obbligazioni, il che farebbe aumentare ulteriormente i prezzi di tutte le obbligazioni, compresi i Bund, e diminuire ulteriormente i rendimenti”, spiega Willeitner.

Roberta Castellarin, Milano Finanza