Gli osservatori prevedono una Bce con toni da “colomba” visto il rallentamento economico. Caos in Venezuela, petrolio poco mosso
Ore 9:30. Listini europei cauti, mentre continuano ad attendersi sviluppi dalla partita commerciale tra Usa e Cina e si scrutano i dati macro per cercare di capire di che entità sarà il rallentamento dell’economia globale.
Milano gira in rialzo dello 0,3% dopo i primi minuti. Poco mosse le altre, in attesa anche delle rilevazioni Pmi che anticipano l’andamento del manifatturiero: Londra cede lo 0,15%, Francoforte lo 0,3% e Parigi lo 0,1%.
Questa mattina, le Borse asiatiche hanno chiuso positivamente spinte dai guadagni dei titoli del settore tecnologico, dopo che alcuni colossi del settore hanno annunciato un aumento dei dividendi nonostante una flessione dei guadagni. Tokyo (-0,09%) ha chiuso invariata, positive Hong Kong (+0,2%), Shanghai e Shenzhen (+0,4%). Da segnalare il titolo del colosso asiatico Jardine Matheson che è crollato brevemente dell’83,5% alla Borsa di Singapore, perdendo così, in pochi istanti, 41 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato: caso legato a un errore di digitalizzazione dei dati, il cosiddetto ‘fat finger’. Il comparto tech aveva spinto ieri sera Wall Street, con il Dow Jones in rialzo dello 0,7% e il Nasdaq a +0,08%.
L’appuntamento principale della giornata è rappresentato dalla conferenza della Bce di Mario Draghi, dalla quale gli investitori si aspettano un passaggio attendista in vista del meeting di marzo: secondo BofA Research il bilanciamento dei rischi sulla crescita potrebbe passare in “negativo” nelle parole del governatore, ma per i cambimenti drastici nel messaggio post-riunione bisognerà aspettare qualche tempo. In generale, comunque, gli osservatori vedono un Draghi in versione “colomba” per controbattere questa fase di incertezza.
In attesa che il governatore scopra le sue scarpe, l’euro apre stabile sul dollaro: passa di mano a 1,1373 dollari e 124,74 yen. Dollaro/yen a 109,68. Sulla valuta Usa pesa lo shutdown, il più lungo della storia. Sterlina a 1,3858 sul biglietto verde. Apertura poco mossa anche per lo spread tra Btp e Bund tedesco a 252 punti base, con il tasso del decennale italiano al 2,73% sul mercato secondario.
Alto in agenda anche il tema di Brexit: il Tesoro ha fatto sapere di aver “ha approntato le misure necessarie a garantire piena continuità dei mercati e degli intermediari in caso di Brexit senza accordo. In tale scenario dal 30 marzo il Regno Unito diverrà a tutti gli effetti uno Stato terzo, con conseguente discontinuità nei rapporti bilaterali con l’Ue”, si legge in una nota. “Le misure, predisposte in accordo con le autorità di vigilanza e sentite associazioni di categoria, saranno adottate solo se il recesso senza accordo venga formalizzato. Con tutta probabilità dette misure verranno adottate con decreto legge, se ricorrano necessità e urgenza”. In pratica, si tratta di far partire un periodo transitorio nel quale gli operatori finanziari italiani nel Regno Unito e viceversa possano continuare ad operare, nonostante la perdita del portafoglio europeo che si materializzerebbe per la Gran Bretagna e le sue istituzioni. Nel comparto dei derivati questo avrebbe potuto sollevare numerose problemi per le controparti industriali delle banche.
Il petrolio tratta in ribasso per il timore di uno stallo della domanda legato al rallentamento globale dell’economia ma nonostante il caos venezuelano le reazioni sono contenute. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti cedono di 27 cent a 52,35 dollari e quelli sul Brent calano di 35 cent a 60,79 dollari al barile.
Raffaele Ricciardi, Repubblica