Acquistare pubblicità politiche su Facebook è ovviamente consentito. Ma le maglie larghe del passato hanno permesso, lo hanno provato diverse indagini anche interne all’azienda, una serie di pesanti intromissioni e influenze, in particolare della propaganda russa a favore di Donald Trump. Per questo, negli scorsi mesi Menlo Park ha introdotto una serie di sistemi per cercare di limitare l’acquisto di questi spazi sulle bacheche di milioni di persone. Per esempio consentendo la vendita solo a soggetti politici residenti nel Paese.
Cosa che avverrà per esempio in Nigeria, dove si svolgeranno elezioni presidenziali il 16 febbraio, a partire dalle prossime ore. Proprio come è stato già fatto in Europa, ma solo in occasione del referendum irlandese sull’aborto dello scorso maggio. Lo ha confermato Katie Harbath, direttrice delle policy globali del social blu. Da febbraio stessa limitazione in Ucraina, che andrà alle urne il 31 marzo In India, che voterà per il parlamento in autunno, Facebook realizzerà un archivio aperto e ricercabile di pubblicità politiche a partire dal mese prossimo. Così, almeno, ha assicurato Rob Leathern, direttore del product management.
“Stiamo imparando da ogni Paese – ha spiegato Leathern – sappiamo che non saremo perfetti ma il nostro obiettivo è continuare a migliorare”. Quelle inserzioni, anche se il nome degli inserzionisti sarà oscurato, saranno conservate per sette anni, secondo uno schema appunto già applicato negli States, in Brasile e in Gran Bretagna lo scorso anno.
Per quanto riguarda l’Unione Europea, scatterà un sistema simile (ma modificato su misura) in vista del voto di maggio. Sarà uno schema che si adatterà alle diverse policy dei Paesi e alle varie legislazioni, in questo senso più restrittive. In generale, i passaggi da affrontare per verificare le identità e la geolocalizzazione di acquirenti di pubblicità politiche potrebbero non essere richiesti ovunque e gli archivi potrebbero non includere, almeno in certi posti, gli annunci non direttamente politici ma dedicati a propagandare una certa visione delle cose su alcuni temi controversi e divisivi, dai cambiamenti climatici all’immigrazione.
Entro la fine di giugno, invece, dovrebbe essere pronto un set di strumenti a disposizione di tutti gli acquirenti di pubblicità politiche in tutto il mondo per svolgere queste procedure di verifica, anche in base a come andranno le cose nei prossimi mesi. “Il nostro obiettivo è trovare una soluzione globale” ha aggiunto Harbath.
Simone Cosimi, Repubblica.it