Sotto i riflettori del Salone di Detroit l’alleanza Ford-Volkswagen

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L’attesa qui a Detroit fra gli operatori dell’automotive, impegnati negli ultimi preparativi per il tradizionale Motor Show che apre i battenti lunedì mattina per i media internazionali, è tutta per la (grande?) alleanza fra Ford e Volkswagen che sarà presentata martedì, salvo intoppi dell’ultimissima ora.

I segnali in arrivo dagli Usa sul fronte economico non sono incoraggianti. Tra guerra commerciale con la Cina, shutdown e altalena dei mercati, il rischio di recessione americana nei prossimi dodici mesi viene considerato sempre più concreto dalla maggioranza degli economisti.

I complicati rapporti con Donald Trump e lo scenario di una guerra commerciale anche con l’Europa sulle quattroruote sta procurando seri problemi all’industria dell’auto a stelle e strisce, con Ford e Gm che hanno annunciato tagli negli Usa e, ancora di più, in Europa. Così Ford ha annunciato migliaia di tagli alla forza lavoro, con la chiusura di impianti e l’abolizione di modelli non redditizi. Un annuncio che era nell’aria visto il maxi piano da 14 miliardi di dollari di riduzione dei costi varato dalla casa di Detroit. Ford nel Vecchio Continente ha circa 53.000 dipendenti, distribuiti in 15 stabilimenti, inclusi due in Gran Bretagna. Proprio questi ultimi dovranno attendersi ridimensionamenti più ’’drammatici’’ di quanto inizialmente previsto nel caso di una Brexit no-deal. «Non si tratta di rendere il nostro business piu’ efficiente oggi, ma di ridisegnarlo interamente», ha spiegato Steven Armstrong, il presidente di Ford in Europa con il Financial Times. E ha aggiunto: pur essendoci da parte di Ford un impegno a restare in Europa, «tutto è possibile se non riusciamo a resettare l’attività». Ford ha chiuso in rosso gli ultimi due anni in Europa fra tassi di cambio sfavorevoli, il calo delle vendite di diesel e un rallentamento del mercato. La scure di Ford sull’Europa segue il passo ancora più drastico di General Motors, che ha battuta la ritirata dal Vecchio Continente con la vendita di Opel-Vauxhall a Psa Peugeot Citroen.

Ecco allora che l’annunciata alleanza fra gli americani di Ford, che ridimensionano nel Vecchio Continente, e i tedeschi di Volkswagen che sono scarsamente presenti negli Usa e devono farsi personare il peccato mortale del dieselgate, acquista una rilevanza strategica, al di là del perimetro più o meno ampio dell’alleanza. Da giorni trapelano indiscrezioni sui contenuti della cooperazione tra i due storici marchi, collaborazione che potrebbe avvenire sul piano della produzione dei piccoli veicoli commerciali per ottimizzare i costi. Secondo il numero uno di Volkswagen, Herbert Diess, i due gruppi sono troppo piccoli, in questo segmento di mercato, per concorrere su scala mondiale e potrebbero condividere i costi di ricerca e sviluppo. Il Pick-up Amarok potrebbe essere uno dei primi progetti condivisi.

Insomma al Motor Show si parlerà più di strategie che di nuovi modelli. Molte case europee hanno deciso di disertare l’appuntamento. Altre come l’italoamericana Fca presentano modelli destinati più o meno espressamente al mercato americano, come per esempio il Ram 3500 che sarà un’anteprima mondiale. Del resto questo è l’ultimo Motor Show, appunto, tradizionale. Dal prossimo anno si cambia, a iniziare dalla data: si farà a giugno e non più in gennaio. Troppo forte la concorrenza ravvicinata del Consumer Electronics Show di Las Vegas (Ces), il più importante evento al mondo dedicato alla elettronica di consumo e all’innovazione con oltre 4.500 aziende su una superficie di quasi 27 ettari. L’edizione 2019, appena conclusa, è stata visitata da circa 180mila addetti ai lavori. Molte case (Audi, Bmw, Byton, Ford, Honda, Hyundai, Kia, Mercedes, Nissan) le loro novità sul fronte dell’auto elettrica e autonoma hanno preferito presentarle a Las Vegas piuttosto che pochi giorni dopo a Detroit. Così un assaggio di ciò che vedremo sulle strade delle nostre città nel prossimo decennio si è avuto al Ces. Il mondo sta proprio cambiando.

Teodoro Chiarelli, La Stampa