Ore 16.L’onda rossa di Wall Street arriva anche sulle sponde europee, dove le Borse avanzano incerte. Milano cresce dello 0,33% dopo una partenza in calo, Londra perde lo 0,65% e Parigi lo 0,41%. Francoforte sale invece dello 0,27%. Per la piazza finanziaria americana dopo la giornata da dimenticare di ieri, oggi gli indici rimbalzano e guadagnano tutti almeno un punto percentuale. Pesa l’attesa sul probabile rialzo dei tassi che la Fed deciderà nelle riunioni di oggi e domani in un quadro pieno di incertezze sull’economia americana, a partire dalle tensioni commerciali con Pechino. Non giova lo scontro aperto dal presidente americano Trump contro il numero uno della Fed Jerome Powell, con il capo di Stato americano che ieri su Twitter è tornato a criticare le scelte della Banca Centrale definendo “incredibile” che “solo consideri” una nuova stretta visto il “dollaro molto forte”. Messaggio ribadito anche oggi, con il presidente Usa che ha scritto ancora su Twitter: “Mi auguro che alla Fed leggano l’editoriale del Wall Street Journal prima di commettere un altro errore” sui tassi.
Un primo antipasto della giornata in affanno per i mercati si è visto in mattinata sui listini asiatici, dove il Nikkei ha chiuso a -1,82%. Meno pesante il passivo per Shanghai e Shenzhen che hanno lasciato sul terreno meno di un punto percentuale.
In Italia è in lieve rialzo lo spread mentre l’Europa avrebbe chiesto ulteriori sforzi al governo italiano per scongiurare la procedura di infrazione. Il differenziale si posiziona a 270 punti con il rendimento del titolo decennale italiano al 2,93%. L’euro apre stabile e passa di mano a 1,1340 dollari e 127,67 yen. Dalla Germania arrivano ulteriori segnali negativi sul rallentamento dell’economia dopo quelli registrati nei giorni scorsi: l’indice Ifo che misura la fiducia delle imprese tedesche cala a dicembre a 101 punti dai 102 del mese precedente. Il rallentamento dell’economia globale è certificato anche dall’Ocse, secondo cui la crescita del Pil nell’area del G20 è scesa allo 0,8% nel terzo trimestre del 2018, rispetto all’1,0% del trimestre precedente. Per l’Italia la stima è in linea con quella dell’Istat (-0,1%).
Il prezzo del petrolio resta sotto i 50 dollari al barile per effetto anche della produzione in aumento degli Stati Uniti che avrebbe superato, secondo alcune stime, Russia e Arabia Saudita. Il ‘Wti’ di New York scambiato sulle piattaforme elettroniche è arrivato a perdere due dollari a 47,84 dollari al barile, minimo dal settembre 2017, per poi recuperare a 48,40 dollari (-2,97%). Il Brent a Londra viaggia a 57,86 dollari, -2,94%.
Flavio Bini, Repubblica.it