Si apre con una riflessione sullo spread la conference call di Alberto Nagel sui risultati di Madiobanca. Secondo l’amministratore delegato le tensioni sui mercati legati alla situazione politica italiana hanno provocato «il cambiamento nel costo di finanziamento dell’Italia, che è aumentato dalla fine del mese di maggio, e questo rappresenta un onere in più che l’Italia e le istituzioni che lavorano in Italia hanno rispetto alla concorrenza internazionale». «È un onere su cui è molto importante riflettere — aggiunge — perché se dura molti trimestri lascerà il segno e sarà un elemento di minore competitività».
I risultati
Buoni i risultati di Mediobanca il cui esercizio 2017-2018 è stato di «forte sviluppo» grazie alla «forte espansione commerciale» della banca, che si presenta ora «più redditizia, con una migliore composizione dei ricavi, più patrimonializzata» così da consentire «una politica di remunerazione più interessante grazie all’aumento del dividendo e al buy-back», ha sottolineato l’amministratore delegato. «L’attività commerciale della banca è stata molto intensa,» ha detto ricordando che «l’erogato è cresciuto del 28%, lo stock di credito dell’8%, la nuova raccolta dell’asset management di 5 miliardi e il totale dei financial asset è salito a 64 miliardi». Inoltre «Mediobanca è stata presente nelle operazione di investment banking più importanti che ci sono state, rafforzando la leadership nell’m&a di operazioni molto grandi ma aumentando anche la sua presenza nel mid cap, che è uno dei nostri obiettivi, e rafforzandosi nel capital market». Secondo Nagel la spinta commerciale è stata possibile grazie a un’attività di potenziamento dell’attività distributiva, sia digitale che fisica, e ha corrisposto al completamento delle sinergie delle acquisizioni fatte negli ultimi anni, come Banca Esperia, «e a nuove acquisizioni» nell’esercizio, come Ram. «Sulla spinta di attività commerciale abbiamo registrato nuovi numeri record sia in conto economico che nello stato patrimoniale». Ma per Nagel l’esercizio è stato di «grande soddisfazione» anche «per la forma che la banca sta prendendo. «Sono un seguace del darwinismo bancario, le banche possono sopravvivere bene se si adattano, se cambiano e sanno intercettare i bisogni della clientela e se sanno adeguarsi», ha sottolineato ricordando l’espansione di Piazzetta Cuccia nel wealth management e la decisione di creare dal nulla dieci anni fa CheBanca!.
Le rettifiche su crediti sono scese del 21,9% a 247,2 milioni, con un costo del rischio di 62 punti base. Quanto agli aggregati patrimoniali, gli impieghi a clientela sono saliti del 7,7% a 41,1 miliardi, con attività deteriorate lorde in calo del 6% a 1,9 miliardi (l’incidenza sugli impieghi e’ pari al 4,6%) e quelle nette giu’ del 10,5% a 842,1 milioni (2,1% degli impieghi). Le attività finanziarie della clientela sono aumentate a 63,9 miliardi da 59,9 per l’ingresso di Ram (4,1 miliardi) e grazie a nuove masse per 4,7 miliardi (che hanno piu’ che bilanciato uscite per 4,5 miliardi «principalmente concentrate tra gli attivi a custodia di bassa redditività»). I risultati, sottolinea il comunicato societario, beneficiano dell’andamento positivo di tutte le divisioni.
Su Generali
«Entro giugno 2019 effettueremo la cessione pacchetto, che può essere fatta in molti modi, sul mercato o non sul mercato. Vedremo le opportunità che si presentano», ha confermato Alberto Nagel, in riferimento al 3% di Generali che l’istituto di credito ha già annunciato di voler vendere. «L’obiettivo è quello di utilizzare il capitale per rafforzare le nostre prospettive di crescita», ha proseguito, spiegando le finalità della cessione.
Giulia Cimpanelli, Corriere.it