Ma il portiere non annuncia l’addio al calcio: “Fino a 15 giorni fa ero certo di smettere, ora sono arrivate proposte molto stimolanti. Tra una settimana decido”
Un addio alla Juventus che lascia aperte molte porte: per la scelta definitiva bisognerà attendere la prossima settimana. Non regala colpi di scena, ma non dirada la nebbia sul futuro, la conferenza stampa di Gianluigi Buffon, accompagnato dal presidente bianconero e amico, Andrea Agnelli, e assistito dalla prima fila da tutta la dirigenza bianconera e da Giorgio Chiellini, il suo successore per la fascia di capitano.
Il primo annuncio arriva proprio dalla voce del presidente bianconero – “Gli affetti non possono incidere sulla programmazione, il portiere della Juventus il prossimo anno sarà Szczesny, oggi ci tengo a dire solo una cosa, grazie Gigi per questi 17 anni straordinari” – e rompe gli argini delle emozioni e dei ricordi, visibili negli occhi lucidi e nella voce rotta dall’emozione del portiere della Juventus e della Nazionale. Ancora per qualche giorno.
Il futuro sarà più chiaro “a bocce ferme”, viste le tante offerte arrivate ma anche la necessità di fare la scelta giusta: in campo, con le voci che riguardano Real o PSG, i nomi che vengono naturalmente accostati ad uno dei migliori interpreti della storia del ruolo, o fuori dal campo, con la proposta arrivata direttamente dalla Juventus. “Sabato giocherò una partita e questa è l’unica cosa certa che so di fare”, mentre “fino a 15 giorni fa era acclaratamente risaputo che avrei smesso di giocare”: il tempo passa e cambia le decisioni e le valutazioni, come quella sulle parole post Madrid – “avessi incontrato Oliver due giorni dopo gli avrei chiesto scusa per i modi anche se il concetto l’avrei espresso comunque” -, o sulla Nazionale: “Italia-Olanda? Non ci sarò, se tre mesi fa ero un problema immaginiamo con il passare del tempo”.
“Dopo due o tre giorni di riflessioni prenderò la decisione definitiva e certa che alla fine sarà quella di seguire ciò che urla la mia indole e la mia natura”: se il presente di Buffon in bianconero, almeno sul campo, è ormai agli sgoccioli, il futuro resta ancora incerto e ricco di opportunità. “Questa è una giornata particolare, ci arrivo con tanta serenità e felicità e appagamento, figli di un percorso bellissimo che ho potuto condividere con tante persone che mi hanno voluto bene. Sabato sarà la mia ultima partita con la Juventus e credo che sia il modo migliore per finire questa avventura: la mia paura era di arrivare alla fine da sopportato o da giocatore col motore fuso. Posso dire che non è cosi e sono orgoglioso di aver potuto esprimere il mio meglio in campo il mio valore“.
Gianluigi Buffon, cosa farà da grande?
“Sabato giocherò una partita e questa è l’unica cosa certa che so di fare. Con Andrea Agnelli c’è un dialogo continuo e sa tutto quello che sta accadendo intorno a me: sono arrivate delle proposte e delle sfide stimolanti sia in campo che fuori dal campo e la più importante fuori dal campo me l’ha fatta pervenire proprio Andrea. Dopo questi tre giorni densi di emozioni, dopo due o tre giorni di riflessioni prenderò la decisione definitiva”.
C’è stato un momento in cui, in questa stagione, hai pensato di chiudere l’ultima stagione senza vittorie?
“Quest’anno è stato snervante, forte dal punto di vista emotivo. Solitamente le emozioni vere arrivano a marzo, quest’anno già a novembre ci siamo fatti carico con Giorgio e gli altri del fallimento del Mondiale. Poi è stata una stagione con dei bassi clamorosi e inaspettati e dei picchi incredibili. Questo ha fatto sì che la razionalità venisse meno e qualche perplessità dopo Juve-Napoli c’era. Invece per l’ennesima volta abbiamo dato una risposta incredibile”.
Eppure le sue parate stridono con l’età anagrafica. Un anno in più lo avrebbe potuto fare?
“La prossima settimana sarà quella delle decisioni definitive. Fino a 15 giorni fa ero un ex giocatore e l’avevo accettato con serenità, quindi qualunque cosa capiti sarò felice e sereno, non volevo intaccare questa mezza vita con la Juve e deludere le loro aspettative. Sono convinto che la Juve debba programmare il futuro, io che sono stato giocatore per quasi 20 anni e capitano per 7-8 sono il primo che lo capisce. Era giusto concludere nel miglior modo possibile, poi la Juve ha un portiere eccelso almeno al mio pari e che ha 13 anni in meno di me.
Tra le proposte è da escludere l’Italia?
Non se ne parla per l’Italia. Ci poteva essere un ritorno al Parma, ma sono cose romanzate, ma niente di più.
Quanto è orgoglioso di quello che ha fatto dal 2010 in poi, con l’infortunio che faceva pensare fossi finito?
“Quella è stata la svolta. In quel momento tutti pensavano che Buffon avesse finito la sua grande carriera. Ho trovato dentro di me, anche grazie a loro, la forza per dire che volevo che questa grande carriera diventasse unica. Sono una persona che si nutre di sogni e ambizioni e per me l’essenza della vita è quella: trovare una sfida”.
Qual è il sentimento prevalente in questo momento?
“Una grande gratificazione. Per il futuro devo dire che non ho paura, un po’ di incertezza come succede a chi fa grandi cambiamenti”.
Che mestiere immagina Buffon per sé stesso?
“Per quel che riguarda il fuori campo, penso che innanzitutto serva un periodo di formazione e di presa di coscienza di ciò che vuol dire stare all’esterno del prato verde, il tipo di indirizzo specifico da prendere”.
L’ipotesi di continuare varrebbe anche per la Nazionale?
“Se Buffon era diventato un problema tre mesi fa non oso pensare cosa possa essere tre mesi dopo. Diventerebbe qualcosa di complicato da gestire, qualcosa dal quale voglio tenermi lontano perché non penso di meritarlo. E poi penso che la Nazionale abbia già dei grandi e giovani portieri che hanno bisogno di fare le loro esperienze. Quindi il 4 giugno non sarò in campo con la maglia azzurra per Italia-Olanda, la Nazionale ha caratterizzato il mio percorso e la mia vita calcistica e le persone che hanno composto la dirigenza e la squadra il meglio di loro me l’hanno dato mentre combattevamo per i risultati. Non ho bisogno di altri attestati di stima, affetto e celebrazioni varie. Le persone vanno celebrate da vive e non da morte, se si ritiene lo meritino”.
Il club che ti ha contattato come potrebbe convincerti?
“Si va in base a percezioni, ciò che ti trasmette, l’importanza che puoi avere in un certo progetto, gli stimoli che potresti avere e il mio stato di forma fisico. Sono un animale da competizione e nel contesto di campionati di terza o quarta fascia non potrei vivere e non mi sentirei a mio agio”.
Domenico Marchese, Repubblica.it