Nonostante la seconda sia riconosciuta come un modello culturale di prestigio, è facile intuire quale fra le due abbia vita più facile in un’epoca in cui per conoscere qualsiasi cosa sembra sia sufficiente affidarsi al primo risultato che appare sui motori di ricerca. Eppure, superati gli anni difficili post-crisi 2008, oggi l’Istituto fondato nel 1926 dall’imprenditore tessile Giovanni Treccani, pare tutt’altro che in affanno.
Anziché rifiutare la sfida di internet, da subito Treccani si è aperta alla rete. Il suo portale risale al 1996 e si è ampliato progressivamente fino a rendere disponibili gratuitamente tutte le voci dell’enciclopedia a partire dal 2009. Con il risultato che oggi vanta una vetrina da oltre 600mila visitatori unici al giorno, circa il 25% in più rispetto a due anni fa, con gli utenti più numerosi appartenenti alla fascia fra i 18 e i 29 anni.
“Il mondo digitale ancora non rende come il cartaceo ma per noi è molto importante”, conferma il direttore editoriale Massimo Bray, sottolineando che l’Istituto investe circa 2,7 milioni l’anno nello sviluppo di contenuti online e archivi digitali. Oltre all’enciclopedia, il portale comprende anche una vasta produzione riguardante la lingua italiana, una piattaforma dedicata alla scuola, un web-magazine di giornalismo long-form (Il Tascabile), e un altro di geopolitica (Atlante). Tutto rigorosamente certificato dall’autorevolezza dell’Istituto, caratteristica che di questi tempi può fare la differenza.
“La necessità di identificare le fonti è importante e oggi ce ne stiamo rendendo conto sempre di più a causa del fenomeno delle fake news”, nota Bray.tascab
Ma studiare, certificare, produrre qualità costa. E il problema che l’editoria tradizionale non tira più come un tempo resta. La crisi dell’enciclopedia cartacea, quella con la copertina nera e oro che un tempo arredava migliaia di case italiane ed era considerata uno status symbol culturale, ha spinto l’Istituto ad allargare il proprio catalogo: sono nate così le riproduzioni di manoscritti medioevali e rinascimentali, che in pochi anni hanno rimpiazzato parte del fatturato. E le edizioni tematiche: cinema, sport, moda, scienze, gastronomia. Ora anche l’arte contemporanea, con la produzione, oltre all’immancabile enciclopedia, di opere inedite di artisti italiani, realizzate per Treccani in tirature limitate. I tentativi di diversificare comprendono anche la creazione di un corso di scrittura, con 20 studenti che pagano €2.400 per 80 ore d’insegnamento.
Ma carta e libri restano i capisaldi dell’azienda. E gli investimenti in marketing di qualità, la migliore garanzia di sviluppo. Guai a parlare di venditori “porta a porta” con Bray.
“Abbiamo una rete di 250 addetti alla vendita ma non abbiamo mai fatto quel genere di attività. Investiamo circa 6 milioni di euro all’anno nel marketing, puntando su meccanismi di fidelizzazione del cliente simili a quelli adottati dalle aziende di moda. Usiamo molto il web per presentare i nostri prodotti, fissando appuntamenti solo con chi mostra interesse. Tutto questo è fatto per tutelare il valore del marchio”.
E si traduce in un ritorno di circa 25.000 contratti di vendita l’anno, ricavi consolidati che nel 2018 dovrebbero ammontare a €82 milioni (+2,5% sul 2017) e un Ebitda di €9,2 milioni (+17,9% sul 2017).
“Il fatto che vendiamo ancora 10-12 mila vocabolari l’anno ci fa essere ottimisti”, continua Bray. “La difesa delle professioni editoriali in senso lato, dal redattore, al rilegatore, allo stampatore, resta fra i nostri obiettivi fondamentali”.
In questo senso va anche la nuova scommessa su manuali e saggi, sancita con l’acquisizione del 50% di Giunti Scuola, che segna l’ingresso di Treccani nel mercato scolastico, dopo l’aumento di capitale di €19 milioni sottoscritto l’anno scorso. Pur rimanendo coi piedi ben piantati nella carta, però, Treccani continua a sognare un’espansione nel mondo digitale.
“La sfida ultima resta quella di aprire la digital library interna per rendere disponibile a tutti il meraviglioso archivio di conoscenze che l’Istituto ha sedimentato nel corso di un secolo”.
Nicola Scevola, Business Insider Italia