Airbus minaccia di lasciare la Gran Bretagna

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Una notizia allarmante per il Regno Unito accompagna il secondo anniversario del referendum sulla Brexit. Il gigante aerospaziale europeo Airbus annuncia che potrebbe trasferire la sua produzione dalla Gran Bretagna verso il continente, negli Stati Uniti o in Cina a causa delle incertezze suscitate dall’uscita dall’Unione Europea: prospettiva che mette a rischio 14 mila posti di lavoro, altri 110 mila lavoratori includendo l’indotto collegato agli stabilimenti della Airbus e 1 miliardo e 700 mila sterline (circa 2 miliardi di euro) l’anno di tasse pagate dalla Airbus al fisco britannico.

Sarebbe la prima grande azienda manifatturiera a disinvestire dal Regno Unito a causa della Brexit. E’ l’amministratore delegato in persona della Airbus, Tom Williams, a rivelare in un’intervista al Times di Londra che la sua società sta considerando di andarsene dalla Gran Bretagna. La decisione dovrà essere presa questa estate a causa di preoccupazioni che i certificati di sicurezza europei non saranno più validi dal marzo prossimo, quando dovrà concludersi il negoziato di uscita del Regno Unito dalla Ue, e per i dubbi sui controlli delle merci alle frontiere, con il timore che il negoziato in corso non riesca a evitare l’imposizione di dazi sull’import-export.

“In mancanza di chiarezza, dobbiamo presupporre lo scenario peggiore”, dice l’ad della Airbus. “E’ la consapevolezza che dovremo fare i conti con queste ipotesi”. Se la Gran Bretagna uscirà dalla Ue senza un accordo che protegge il business, afferma un documento dell’azienda aerospaziale citato dal quotidiano londinese, “saremo costretti a riconsiderare la nostra presenza in questo paese. Un simile risultato della trattativa sarebbe catastrofico per la Airbus”.

E’ l’intervento pubblico più significativo sulla Brexit da parte di una grande azienda dal referendum del 23 giugno di due anni fa. Il Ceo della Airbus indica di avere già bloccato come misura precauzionale ogni espansione dei suoi investimenti in Gran Bretagna. “Il problema per me è dovrei restare qui con tutte le incertezze generate dalla Brexit o preparare alternative che proteggano i nostri affari nel lungo termine?”, osserva Williams. “Abbiamo il dovere di proteggere i nostri dipendenti, i nostri clienti e i nostri azionisti, e nella situazione attuale non possiamo farlo”.

La Airbus rivela di avere espresso le sue preoccupazioni a Theresa May in un incontro a Downing Street tre settimane fa a cui erano presenti i dirigenti di altre grandi aziende, fra cui la Rolls-Royce (l’azienda aerospaziale, non quella automobilistica). Secondo fonti del Times il ministro del Tesoro Philip Hammond e altri esponenti dell’ala moderata del governo hanno esortato il grande business a manifestare pubblicamente il proprio allarme per respingere le pressioni sulla premier dell’ala più brexitiana del governo, guidata dal ministro degli Esteri Boris Johnson, che insiste per un atteggiamento più aggressivo nei negoziati sulla Brexit. “Se c’era bisogno di una prova che le cosiddette linee rosse del governo vanno abbandonate e in fretta”, commenta Keir Starmer, il responsabile per la Brexit del partito laburista, alludendo al rifiuto di rimanere nell’unione doganale (il modello Turchia) o nel mercato comune (il modello Norvegia), “ora ce l’abbiamo”.

Enrico Franceschini, Repubblica.it