Il successore di Wolfgang Schäuble avverte: non potrà fare affidamento sull’Europa per una eventuale riduzione dell’indebitamento. Giovedì i toni più concilianti per rassicurare parte dell’opinione pubblica del Paese, preoccupata che il nuovo governo possa scatenare una nuova crisi dell’euro
Due messaggi molto chiari in direzione Italia. Giovedì sera, durante una trasmissione televisiva, il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz si è detto convinto “che l’Italia non fallirà” e, per tranquillizzare un’opinione pubblica tedesca che sta dibattendo preoccupata del rischio che l’Italia vada allo scontro frontale con l’Europa e scateni una nuova crisi dell’euro, il politico socialdemocratico ha sottolineato di ritenere una discussione del genere “un po’ irresponsabile”. Venerdì mattina, tuttavia, ScholzScholz è tornato a commentare la situazione in Italia con toni più netti, davanti alla platea delle imprese familiari tedesche.
“Ognuno deve i risolvere i propri problemi da solo”, ha scandito il guardiano dei conti, convinto che il nostro Paese non debba fare affidamento sull’Europa per eventuali interventi di riduzione dell’immenso debito. Faremo in modo, ha aggiunto, “che non ci sia un’Unione europea dei trasferimenti”, insomma una messa in comune dei debiti.
Parole simili erano arrivate nei giorni scorsi anche da Angela Merkel, che nella citatissima intervista alla versione domenicale della Faz aveva già escluso qualsiasi ipotesi di una messa in comune del debito. La cancelliera ha anche ribadito fino a ieri che l’Italia si deve attenere alle regole europee sui conti pubblici. Con 2.300 miliardi di euro di debito e un’agenda di riforme da centinaia di miliardi di euro e dalle coperture aleatorie, Merkel mette le mani avanti su una questione cruciale, per i tedeschi. Anche perché il suo partito, la Cdu, ma anche il maggiore partito di opposizione, la destra populista dell’Afd, l’hanno costretta a tirare il freno a mano su ipotesi di una maggiore solidarietà finanziaria nella Ue. E l’aria di sfida che spira da Roma non aiuta certo a immaginare grandi convergenze nel vecchio continente.
Peraltro, gli ammonimenti sui conti pubblici arrivano di pari passo con un chiaro orientamento della Germania a rafforzare l’eurozona, invece, in ambiti che potrebbero essere sconvolti dall’uscita dei binari dell’Italia. Come ha suggerito uno dei consiglieri del governo a Repubblica, Lars Feld, sembra essere cominciata la costruzione di una sorta di cordone sanitario intorno al nostro Paese.
Gli indizi si colgono anche nel discorso di Scholz, che ha confermato come le uniche convergenze nell’Ue si potrebbero registrare sulla trasformazione del fondo salva-Stati Esm in un Fondo monetario europeo. O nel rafforzamento del Fondo di risoluzione delle banche. Sintomi di una volontà tedesca di creare una rete di protezione per le banche, nel caso in Italia precipitino gli eventi.
Anche il nuovo Fondo monetario europeo, in questo contesto di diffidenza verso il governo giallo-verde a Roma che segnala un giorno sì e l’altro pure di voler rompere con la Ue, rischia di diventare un istituzione in grado di salvare Paesi in cambio di rigorosi piani di aggiustamento e di, includere, secondo una scuola di pensiero sempre più influente in Germania, la possibilità di un’uscita ordinata dell’euro e un taglio forzato del debito.
Sviluppi agghiaccianti che potrebbero essere solo scongiurati attraverso il dialogo. Merkel ha anche segnalato di voler parlare con il nuovo governo italiano, e flarsi, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E di evitare derive pericolose
TONIA MASTROBUONI, la Repubblica