Piazza Affari nervosa, nonostante le trimestrali positive. Tokyo ha guadagnato l’1% in scia alla buona chiusura di Wall Street, sollevata dalle mancate sorprese sul possibile surriscaldamento dei prezzi americani: meno pressione sulla Fed per rialzare il costo del denaro
Gli investitori guardano all’evoluzione politica italiana mentre prosegue la pubblicazione delle trimestrali delle società quotate, che contribuiscono a orientare l’umore dei mercati. Lo spread tra Btp e Bund tedesco scende sotto 135 punti base con il rendimento dei decennali italiani all’1,9%. Qualche tensione c’è stata nelle ultime sedute, quando si è concretizzata l’ipotesi di un asse M5s-Lega per il governo che rappresenta il peggior esito possibile per le banche d’affari che amano la continuità e non i partiti di rottura, ma secondo gli addetti ai lavori non è ancora nulla di preoccupante.
Nell’asta di Btp, sulla falsariga di quanto avvenuto ieri con i Bot, il Tesoro registra un leggero incremento dei rendimenti e buona domanda. Assegna 2,75 miliardi di titoli a tre anni su 4,9 richiesti e rendimento lordo dello 0,07%, in crescita di 2 punti base. Sui sette anni il rendimento sale di 7 punti all’1,34%: venduti 2,5 miliardi su 3,36 richiesti. Infine, sui quindici anni il rendimento scende al 2,38% per il miliardo e mezzo assegnato con domanda che copriva l’offerta di 1,68 volte.
Piazza Affari, che in mattinata ha oscillato sopra e sotto la parità, recupera lo 0,24% nel pomeriggio con le buone trimestrali del comparto bancario. Tra gli altri, si registrano i conti di Mps che torna all’utile, Unipol spinta dalle plusvalenze, Mediobanca in crescita, Ubi sopra le attese e Carige in utile dopo 5 anni in rosso. Incerte le altre Borse europee: Londra sale dello 0,1%, Francoforte cede lo 0,3% e Parigi lima lo 0,25%.
Apertura cauta per Wall Street, ieri positiva dopo i dati sull’inflazione Usa. Il Dow Jones sale dello 0,07% a 24.763,18 punti, il Nasdaq perde lo 0,08% a 7.399,17 punti mentre lo S&P 500 avanza dello 0,04% a 2.723,92 punti.
A livello internazionale, gli scambi hanno giovato del fatto che i prezzi negli Stati Uniti hanno corso meno delle attese, allentando la pressione sulla Fed per un rialzo accelerato del costo del denaro. Secondo un sondaggio del Wsj, le prossime strette ci saranno a giugno e a settembre. Intanto i prezzi all’importazione sono saliti ad aprile meno del previsto con un +0,3%. La fiducia dei consumatori americani, misurata dall’indice dell’Università del Michigan, in maggio è rimasta invariata a 98,8. Il dato è superiore alle attese degli analisti, che scommettevano su un calo a 98,3.
L’effetto positivo si è sentito anche stamattina sulla Borsa di Tokyo, dove l’indice Nikkei ha guadagnato l’1,16% (+261,30 punti) a 22.758,48 e l’indice Topix è salito dello 0,98% (+17,34 punti) a 1.794,96. Nel complesso questa settimana il Nikkei ha guadagnato l’1,27% e il Topix l’1,32%: nota Bloomberg che per l’indice Msci Asia Pacific si tratta della miglior settimana da febbraio. “Il mercato sta tirando un sospiro di sollievo perché non ci sono state sorprese al rialzo dall’inflazione”, dice Peter Boockvar del Bleakley Financial Group citato dall’agenzia Usa.
Le quotazioni dell’oro guadagnano ancora terreno sui mercati asiatici spinti dalle tensioni internazionali: il lingotto con consegna immediata avanzano dello 0,2% a 1.319 dollari l’oncia. In calo invece il petrolio dopo le fiammate dei giorni scorsi sull’onda delle tensioni politiche tra Usa e Iran. I contratti sul greggio Wti con scadenza a giugno cedono 12 centesimi a 71,23 dollari al barile; il brent ne perde 17 a 77,30.
Raffaele Ricciardi, Repubblica.it