Il leader di Forza Italia scioglie la riserva e lascia a Salvini la possibilità di tentare l’avvio di un esecutivo con Di Maio. «Se fallirà nessuno potrà attribuirne a noi la responsabilità»
Silvio Berlusconi alla fine ha ceduto: ha annunciato che Forza Italia non porrà alcun vento all’eventuale nascita di un governo tra Lega e M5S. Ma a questo esecutivo non voterà la fiducia. Di conseguenza, se l’intesa tra Salvini e Di Maio non andasse a buon fine e se un governo poi «non potesse nascere», ha precisato, «nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità o all’impossibilità oggettiva di trovare accordi fra forze politiche molto diverse». La sua posizione il Cavaliere l’ha resa nota con un comunicato diffuso in serata. Per tutto il giorno era stato sollecitato dalle altre forze politiche a dare un segnale, dopo che in mattinata Matteo Salvini e Luigi Di Maio avevano raggiunto un accordo per chiedere al Quirinale 24 ore di tempo per provare a mettere insieme un governo «politico» e scongiurare così l’ipotesi dell’esecutivo «di servizio» avanzata dallo stesso presidente Mattarella dopo il nulla di fatto delle consultazioni. E così è stato. A stretto giro di agenzie di stampa è arrivato il ringraziamento pubblico di Matteo Salvini. «Rimane da lavorare su programma, tempi, squadra e cose da fare – ha sottolineato il leader della Lega -. O si chiude veloce, o si vota». Poi ha calato il carico: «Per me sarebbe un onore guidare il Paese». Ma Di Maio, che ha parlato subito dopo con i cronisti, ha glissato: «Iniziamo dai temi poi i nomi. La cosa importante è il contratto di governo». Anche se ufficialmente non lo possono ancora dire, i 5 Stelle si metteranno di traverso ad un esecutivo a trazione leghista.
Il governo mancato
Non è stato facile per Berlusconi accettare il «passo di lato». Poi alla ragion di partito ha prevalso la ragion di Stato, seppure condita con un filo di irritazione per la scelta del Quirinale di non tentare l’opzione dell’ incarico al buio: «Il Paese da mesi attende un governo – si legge nella nota diramata da Arcore – . Continuo a credere che la soluzione più naturale, più logica, più coerente con il mandato degli elettori sarebbe quella di un governo di centrodestra, la coalizione che ha prevalso nelle elezioni, guidato da un esponente indicato dalla Lega. Governo che avrebbe certamente trovato in Parlamento i voti necessari per governare. Questa strada non è stata considerata praticabile dal Capo dello Stato. Ne prendo atto».
«Nessun consenso al M5S»
Resta inteso che il via libera resta solo esterno:«Da parte nostra – ha evidenziato il leader azzurro – non abbiamo posto e non poniamo veti a nessuno, ma di fronte alle prospettive che si delineano non possiamo dare oggi il nostro consenso ad un governo che comprenda il Movimento Cinque Stelle, che ha dimostrato anche in queste settimane di non avere la maturità politica per assumersi questa responsabilità».
La giornata decisiva
Il via libera di Berlusconi arriva al termine di una giornata molto convulsa, iniziata con la richiesta di Salvini e Di Maio al Quirinale di potere avere altre 24 ore di tempo per provare a dare vita ad un governo «politico». Dopo l’esito negativo dell’ultimo giro di consultazioni, lunedì, il capo dello Stato aveva ipotizzato la nascita di un esecutivo «di servizio», affidato a personalità di rilievo ma politicamente neutre. Un governo che avrebbe traghettato il Paese fino alle nuove elezioni, da svolgersi a luglio o a settembre a seconda di come sarebbe andato i voto di fiducia. Per evitare il conferimento dell’incarico, Lega e M5S hanno dunque deciso di fare un ultimo tentativo. L’intesa per essere perfezionata necessitava però di un sostanziale disimpegno di Forza Italia, ferma restando l’indisponibilità di Di Maio ad un coinvolgimento di Berlusconi e il bisogno di Salvini di non rompere l’alleanza di centrodestra, che governa insieme in quattro Regioni. E questo disimpegno alla fine è arrivato.
Di Maio: «Ancora nessun incontro»
A questo punto il percorso per la formazione del nuovo governo può incominciare. Interpellato dai cronisti all’uscita da Montecitorio, il capo politico del M5S Luigi Di Maio ha smentito che vi siano stati già incontri con la Lega per definire i nomi di coloro che potrebbero entrare nell’esecutivo. «Leggo una narrazione che dice che si è incagliata la trattativa – ha sottolineato -. Ma la trattativa non è iniziata neanche. Quindi, non c’è nessun litigio con la Lega». Il leader pentastellato, che nel frattempo ha annullato gli impegni di partito che aveva in agenda per giovedì a Parma e Imola, ha poi precisato che nello spazio delle 24 ore concesse da Mattarella non si assisterà alla nascita del nuovo esecutivo, ma che di certo sarà possibile avviare una trattativa con Salvini per individuare la piattaforma programmatica comune su cui il nuovo governo dovrà nascere. Quanto a Salvini, interpellato da un tifoso che allo stadio gli chiedeva se il governo a questo punto nasce, si è limitato a rispondere: «Ci lavoriamo».
L’ironia del Pd
Ironico il primo commento arrivato dal Pd, ad opera del renziano Andrea Marcucci: «Dopo 60 giorni di incredibili balletti è in vista il governo dei populisti. La “madrina” di Di Maio e Salvini si chiama Berlusconi. E meno male che promettevano l’esecutivo di cambiamento». La capogruppo di Forza Italia alla Camera, Maria Stella Gelmini, ha invece definito la scelta del leader forzista un «gesto da statista per tentare di salvare l’Italia da una stagione di irresponsabilità».
Alessandro Sala, Corriere.it