La sentenza arrivata da Lussemburgo stabilisce che la tipica focaccia, sia industriale sia artigianale, vada sempre preparata e farcita in Romagna, in quanto prodotto certificato Igp
La vera piadina è solo quella romagnola. A dirlo non è un ravennate né un cittadino di Ferrara, ma il Tribunale dell’Ue. Strano ma vero. A porre fine a una diatriba, è il caso di dire, squisitamente italiana, è Lussemburgo. Qui è stabilito che la «Piadina romagnola», in quanto prodotto certificato Igp (indicazione geografica protetta), va sempre preparata e farcita in Romagna, indipendentemente che si tratti di produzione industriale o artigianale.
La decisione costa cara a quanti producono pur sempre «made in Italy», ma oltre confine romagnolo. E’ il caso di Cmr, azienda italiana di produzione di prodotti da forno, in particolare di diverse tipologie di piadine romagnole. Attiva a Modena, dunque in Emilia, si vede costretta a non poter più vendere i propri prodotti o, in alternativa, spostarsi in territorio romagnolo. Una perdita economica nel primo caso, un costo nel secondo.
Il Tribunale dell’Ue, nel prendere la sua decisione, aiuta l’Italia a fare chiarezza. Sulla piada il Belpaese ha litigato non poco, costringendo l’Ue a doversi esprimere. Cmr ha contestato la decisione dell’Italia di vietare la produzione del prodotto tipico a ogni livello, e il Tar del Lazio ha accolto la richiesta decretando la tutela solo a livello artigianale. Il Consiglio di Stato ha ribaltato il tutto. A mettere ordine ci prova ora il Tribunale dell’Ue. Sempre che gli italiani non romagnoli non facciano un altro ricorso e diano anche alla Corte piadina per i suoi denti.
Emanuele Bonini, La Stampa.it