Sanzioni da 2.000 euro a 15.000 euro in caso di inadempimento per la mancata indicazione della sede dello stabilimento. Favorevoli l’84% dei consumatori
Operazione trasparenza sugli scaffali di vendita degli alimentari, compresi i prodotti-principe della dieta mediterranea: olio, pelati e conserve di pomodoro, pasta e riso. Scatta infatti l’obbligo di indicare nell’etichetta la sede e l’indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento degli alimenti. Arrivano da domani, salvo smaltimento delle scorte dei vecchi lotti, anche le sanzioni che vanno da 2.000 euro a 15.000 euro, in caso di inadempimento per la mancata indicazione della sede dello stabilimento o se non è stato evidenziato quello effettivo qualora l’azienda disponga di più stabilimenti. Il provvedimento ha affidato la competenza per il controllo del rispetto della norma e l’applicazione delle eventuali sanzioni all’Ispettorato repressione frodi. La novità, accolta con soddisfazione da Coldiretti che la considera «un freno agli inganni con patria e tricolore in un prodotto su quattro» è giudicata invece inutile dal Codacons che chiede trasparenza anche e soprattutto sulle materie prime. Si tratta comunque di un ritorno in scena – corsi e ricorsi sul filo dei negoziati tra Roma e Bruxelles – dell’obbligo già sancito dalla legge italiana che però era stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare. L’Italia ha poi stabilito la sua reintroduzione al fine di garantire, oltre che una corretta e completa informazione al consumatore, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute. «Un impegno mantenuto – aveva sottolineato l’allora ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – nei confronti dei consumatori e delle moltissime aziende che ne hanno chiesto il ripristino». L’84% dei consumatori ritiene fondamentale conoscere, oltre l’origine degli ingredienti, anche il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione, sottolinea Coldiretti sulla base della consultazione online sul tema, del Ministero delle Politiche Agricole. Tuttavia, «insieme allo stabilimento di lavorazione – sostiene la Coldiretti – va al più presto prevista l’indicazione obbligatoria in etichetta per tutti gli alimenti degli ingredienti che è di gran lunga considerato l’elemento determinate per le scelte di acquisto dal 96% dei consumatori e quindi il parametro che dà valore». In tal senso, il presidente di Codacons Carlo Rienzi afferma che «ai consumatori una simile misura servirà a poco o nulla. Un alimento può essere realizzato e confezionato in Italia, ma le sue materie possono provenire tutte da paesi esteri. Ciò che realmente serve – conclude Rienzi – è obbligare i produttori ad indicare in etichetta l’origine delle materie prime per tutti gli alimenti in commercio in Italia: solo così sarà possibile fornire adeguate garanzie di trasparenza agli utenti e consentire loro di evitare inganni e raggiri e fare acquisti in piena consapevolezza».
Il Corriere della Sera