Il Tribunale di Bergamo ha condannato la compagnia irlandese a pagare un risarcimento di 50 mila euro alla Filt-Cgil, dichiarando discriminatorio il comportamento della low cost, che impedisce ai suoi lavoratori di avere contatti col sindacato, pena il licenziamento.
Un’altra sentenza di un giudice del lavoro contro Ryanair. Il Tribunale di Bergamo ha condannato la compagnia irlandese a pagare un risarcimento di 50 mila euro alla Filt-Cgil, dichiarando discriminatorio il comportamento della low cost, che impedisce ai suoi lavoratori di avere contatti col sindacato, pena il licenziamento. Non è la prima condanna di questo tipo nei confronti dell’azienda guidata da Michael O’Leary: il Tribunale di Busto Arsizio (Varese) aveva già condannato a febbraio la società per condotta antisindacale, poiché l’azienda aveva evitato di fornire informazioni e di incontrare i sindacalisti. Questa volta però i giudici non hanno applicato una norma solo nazionale, ma quella europea per la parità di trattamento relativa alle condizioni di lavoro. “Un’altra importante vittoria della nostra organizzazione nella battaglia per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori di Ryanair”, spiegano dalla Filt-Cgil che aveva presentato il ricorso il 13 ottobre. “Il giudice del lavoro ha dichiarato il carattere discriminatorio del comportamento tenuto da Ryanair in relazione alla cosiddetta `clausola di estinzione´ che prevedeva la cessazione del rapporto di lavoro degli assistenti di volo nel caso in cui il lavoratore effettuasse interruzioni di lavoro (work stoppages) o intraprendesse qualunque altra azione di natura sindacale, impedendo di fatto ai dipendenti di stabilire contatti con il sindacato”. Sono le prime sentenze contro la compagnia a basso costo, che applica contratti di diritto irlandese ai suoi lavoratori e che per anni ha impedito di avere contatti con le sigle sindacali. Nonostante l’ostilità nei confronti dei sindacati da parte dell’amministratore delegato O’Leary, la situazione sta però iniziando leggermente a cambiare. Recentemente c’è stata infatti una prima apertura nei confronti dei sindacati dei piloti. La svolta – è la prima volta che accade in 30 anni di storia – riguarda però solo alcune sigle, quelle cioè scelte dall’azienda e non quindi i sindacati confederali, che continuano le loro azioni di protesta. La scelta dell’azienda è arrivata in seguito alle proteste dei lavoratori e alle minacce di sciopero: i manager di Dublino hanno così deciso di accontentare in parte i dipendenti, per evitare ulteriori cancellazioni dei voli.
di Nicola Lillo, La Stampa