La seconda ragione ha minore influenza, ma qualcosa conta. Calderoli fuori del palazzo gode mediocre fama, dalle magliette anti-islamiche a qualche espressione non amichevole verso la ex ministra Cécile Kyenge. Nel palazzo, invece, è stimato per accortezza, competenza, abilità nel reggere l’aula come vicepresidente (per dieci anni). I nuovi senatori che già l’hanno conosciuto ne apprezzano, senza distinzioni di parte politica, quella che Luigi Zanda una volta definì «professionalità» congratulandosi con lui, mentre Giorgio Napolitano gli fece avere, poche settimane addietro, una lettera di elogi per la sua riscrittura del regolamento.
Calderoli con abilità ha più volte dato la baia sia ai colleghi vicepresidenti sia a Pietro Grasso. Il confronto con la concorrente oggi più valutata nei cinquestelle, la pasionaria Paola Taverna, non regge: quest’ultima ricorda la leghista Rosi Mauro. Non è proprio un merito.
Marco Bertoncini, ItaliaOggi