di Cesare Lanza
Scommettiamo che oggi, e domani, saremo sommersi ancora una volta da valanghe di auguri? Il colpevole per una volta c’è. Anzi ce n’è più di uno: le società telefoniche. E il movente è trasparente: nei giorni festivi fanno soldi a palate. Al popolo italiano (ai popoli di tutto il mondo) desiderosi di far gli auguri al prossimo, basta digitare quattro parole sui telefoni cellulari e inviare un sms. Se l’augurante è pigro, ci sono i messaggi già pronti. Basta scegliere. Se è pigrissimo e vuole molestare tutti, ma proprio tutti, con i suoi auguri, basta un altro clic e il messaggio parte per chiunque abbia la (s)ventura di figurare nella sua agenda telefonica. Penso che la tentazione, per chi ama fare gli auguri, sia irresistibile: diamine, ci sono anche le faccine, da aggiungere alle parole convenzionali. Per ogni tipo di umore: allegro 0 ironico, beato o piangente… E altri vari assortimenti di immagini: cuori, labbra, animali, divise, bandiere, frutta, fiori, scarpe, vestiti, ombrelli, cappelli, borse, quadrifogli, trifogli, auto, aerei, navi, tende, orologi, penne, matite, martelli, coltelli, forbici, guantoni, divani, segni astrologici, numeri e lettere dell’alfabeto, indicazioni stradali… Tutto e di più. Cancellate tutto! Se no, perdereste altro tempo a decodificare i disegni e a capire per quale insensato motivo vi sia stato inviato un augurio con un martello 0 con un cappello. Per fortuna 0 per disgrazia, i sentimenti espressi virtualmente azzerano le personalità, il cuore e il cervello, e sono concepiti con banalissime parole standard. La fatica è minima: un clic per cancellare tutto e non rispondere neanche agli intimi. Che noia! Dimentico qualcosa? Ah sì: buona Pasqua a tutti.
di Cesare Lanza, LaVerità