ManagerItalia ha chiesto agli italiani in età lavorativa cosa si aspettano dall’arrivo sul posto di lavoro dei robot e dell’intelligenza artificiale. Giudizi positivi e negativi si alternano. Molti temono che ruberanno posti di lavoro. I meno pessimisti sono inaspettatamente i più anziani e i giovanissimi
E se mettessimo un robot al posto del capo? Certo i contrasti sarebbero ridotti al minimo, il non detto e le incomprensioni crollerebbero. La domanda insieme a molte altre è stata posta da AstraRicerche (su indicazione di Manageritalia), che ha condotto a novembre un’indagine via web su un campione di italiani in età lavorativa (18-65 enni). E alla possibilità reale che a comandare invece di un uomo in carne e ossa ci sia un robot, ci credono in pochi (8,7%). Una possibilità fantascentifica. Più reale è capire invece come gli italiani vedono l’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e dell’economia in genere. La stragrande maggioranza è convinta che i robot ridurranno l’occupazione di chi fa lavori manuali ripetitivi (62,5%), compresi quelli di precisione (43,3%). Dunque un giudizio negativo sul futuro dell’occupazione, destinata a scendere, almeno nelle forme tradizionali.
Ma c’è anche un lato positivo. L’introduzione dei robot farà risparmiare le aziende (47,7%), spingerà quella produttività che è la spina del fianco delle imprese italiane (46,8%) e offrirà una possibilità in più: produrre e offrire servizi finora difficili o impossibili (46,5%) da realizzare. Non solo. I robot, già presenti da tempo in molte aziende, aiuteranno quei lavoratori che svolgono i lavori manuali. Un robot a fianco li stimolerà a diventare più veloci (41,3%). Ci sono poi altri due lati positivi individuati. Spogliati dalla divisa di lavoro gli italiani, in qualità di consumatori sono convinti che i robot ridurranno il prezzo di prodotti e servizi (31,2%) e renderanno gli ambienti di lavoro più sicuri (35%), o comunque non li renderanno meno sicuri rispetto a oggi (48%).
Un robot come compagno di lavoro. Un italiano su dieci (12,8%) si dice convinto che lavorare con un robot potrebbe essere stimolante. Le braccia artificiali saranno un’opportunità per fare attività diverse e più stimolanti (20,5%), uno stimolo a cambiare mentalità imparando a collaborare con umani e robot (19,8%) e colleghi rendendoli quindi partecipi di parte del proprio gruppo di lavoro (16,5%). Un vantaggio dell’arrivo dei robot sarà il miglioramento della propria vita sul lavoro, ma anche fuori (15,2%). Ma attenzione. La paura che un robot rubi il posto di lavoro è ancora alta (29,5%), così come l’idea di non poter controllare le macchine sino in fondo (20,2%). Scendendo nei particolari c’è chi pensa che l’intelligenza artificiale potrebbe limitare la crescita professionale e la carriera (19,7%). E c’è anche chi teme, ma non sono molti, che si tramutino in avversari, colleghi negativi (17%) o addirittura, ma in casi veramente limitati, in capi (8,7%).
Più negativi che positivi. La maggioranza degli italiani (56%) dà però ancora un giudizio negativo, anche perché mostra di avere le idee poco chiare. E in questa categoria rientrano un terzo di italiani (29,5%) ancora lontani dall’essersi fatti un’idea, seppure minima, di come sarebbe lavorare a fianco di un robot. Più di un quarto degli italiani alterna quindi risposte positive e negative, speranze e paure. E solo un gruppetto, l’8,3%, vedono robot e intelligenza artificiale come mostri, capaci anche di sedersi appunto sulla sedia del capo. Tutti giudizi dove conta l’età e il luogo di residenza. E a differenza di quanto immaginato i giudizi positivi arrivano per lo più da 55-65enni (53%) e 45-55enni (45%), tra chi vive nel Nord-Est (51%) e chi lavora nel Nord-Ovest (48%). I più pessimisti sono in verità i 35-44enni (42%), che risiedono al Centro. Una percentuale che scende al diminuire dell’età. Tra i 25-44enni i pessimisti si fermano al 37% e calano al 35% tra i18-24enni. E più si scende nella penisola più i timori crescono.
Prevalgono, infatti, ancor più gli aspetti positivi: una spinta a cambiare mentalità, imparando a collaborare con questi sistemi/AI (25,7%), la possibilità di svolgere attività altrimenti impossibili (24%), l’opportunità di fare attività diverse e più interessanti (23%). C’è poi l’aspetto legato a una stimolante competizione identificato come uno stimolo a dare il massimo e aggiornare le competenze (22%), una sfida stimolante a crescere per essere sempre un gradino sopra le AI (21,2%). E per chiudere un vantaggio per la vita lavorativa ed extra lavorativa (18,8%).
In negativo emergono alcune paure: le AI toglieranno spazio a impiegati e lavoratori di concetto (25,2%), potrebbero essere non controllabili (18,7%) e uno svantaggio per la crescita professionale (14,2%).
Repubblica.it