(di Alma Manera) Margot Fonteyn, grande artista dell’arte tersicorea, affermava questo: “I grandi artisti sono persone che trovano la via per essere se stesse nella loro arte. Ogni sorta di presunzione causa la mediocrità, nell’arte come nella vita”. Mi piacerebbe estendere il suo bel pensiero anche a tutte le forme di presunzione e di prepotenza. In questo periodo, c’è uno strano sistema che osteggia la libertà di pensiero dell’individuo. un sistema certamente lontano da ogni forma di etica. Fortuna che oggi c’è chi ci riesce ancora a farci pensare oltre, tipo Elisabetta Armiato, artista di grande livello già Etoile della Scala, che ha fondato il Movimento, per l’appunto, PENSARE oltre.
L’idea di creare un Movimento come Pensare oltre da dove nasce?
Come tutte le iniziative umanitarie, è frutto dell’iniziativa da parte di un gruppo di intellettuali e artisti, che si propone come una scuola ripensata fatta di arte, sport, valida didattica e relazione con la natura. Il nostro compito è quello di invertire il trend attuale, che etichetta ogni problema scolastico o di comportamento come un disturbo, dovuto ad una neurodiversità o alterazione congenita, senza alcuna incontrovertibile prova scientifica oggettiva.
Hai affrontato esercizio, studi ed allenamenti duri che ti hanno regalato una carriera brillante. Quali analogie trovi nel tuo percorso di ieri rapportato al tuo impegno civile di oggi?
Gli ingredienti fondamentali che a mio avviso determinano il raggiungimento nel proprio scopo sono, dedizione, competenza, persistenza. Queste 3 sono le qualità che formano la leadership di chi vuole primeggiare nell’arte della danza e di chi vuole cambiare l’attuale cultura dell’infanzia promossa dalla società. Ho la fortuna di avere avuto una famiglia e dei formatori che mi hanno permesso di coltivare e rafforzare queste qualità.
Quali sono gli obbiettivi raggiunti in questi 10 anni di attività?
L’obiettivo è ed è sempre stato quello di un cambiamento culturale verso l’infanzia, la sua educazione e formazione. Può sembrare generico e aleatorio, ma di fatto non lo è. Agli esordi dell’iniziativa più di dieci anni fa, anche in Italia era arrivata la “moda” dell’Adhd (disturbo da iperattività e deficit d’attenzione). Le statistiche Adhd nel piano di diagnosi per i bambini Italiani erano tra il 10/12% della popolazione infantile; significava una cifra compresa fra 300/350.000 di bambini, con una spesa sanitaria annua per diagnosi e cure anche con psicofarmaci era pari a € 3.000 pro capite. Le statistiche correnti nel Registro Italiano Adhd dell’Istituto Superiore di Sanità, sono invariate dal 2014 a: 4.000 bambini registrati di cui 3.335 trattati con Psicofarmaci. I risultati sono che 346.000 bambini ringraziano PENSARE oltre.
Di recente hai organizzato un evento con due giornate dense di contenuti, quale messaggio pensi di aver lanciato? E cosa hai già raccolto?
L’evento Culturale Internazionale di PENSARE oltre, tenutosi a Palazzo Bovara lo scorso 20/21 ottobre voleva portare l’attenzione e creare un impatto importante sulla necessità di una Scuola ripensata, oltre che creare una coscienza critica che gli adulti devono sviluppare su ciò che stiamo facendo ai nostri bambini. Nell’evento, intellettuali e artisti internazionali, hanno offerto un vero dono culturale, perché il cittadino, il genitore, l’insegnante o il politico possano davvero cominciare dal PENSARE oltre. Il valore didattico-pedagogico della scuola è pressoché crollato, la conseguenza è che la moda dei disturbi dilaga con etichette di: dislessia, disgrafia iperattività, deficit d’attenzione, discalculia. Medicalizzare l’infanzia, significa distorcere il compito originario della scuola come momento di evoluzione delle capacità singole di ogni bambino. La scuola dovrebbe mettere le basi per costruire l’avvenire, i bambini di oggi sono gli uomini di domani; il Futuro di questa società.
Quanta strada c’è da fare e soprattutto come possiamo proteggere il futuro dell’umanità quando sono proprio le nuove generazioni ad essere in pericolo?
Dobbiamo chiederci come mai ci troviamo di fronte ad un fenomeno in cui i bambini e gli adolescenti avranno in futuro meno opportunità di quelle che abbiamo avuto noi. È un dato nuovo che mostra una trascuratezza educativa che danneggerà la vita di domani non solo delle nuove generazione, ma di tutta la società. La diseducazione in atto non è un disagio dei bambini, è un disagio degli adulti, per questo gli adulti possono fare molto senza togliere i tempi e i modi di esistere e apprendere dell’infanzia. Questo significa che c’è bisogno di PENSARE OLTRE.