Ma la sconfitta a New York è soltanto una dell’amara sconfitta che ha docuto incassare il presidente repubblicano Donald Trump alle elezioni locali che si sono tenute in diversi Stati e città e considerate un test sulla sua popolarità a un anno esatto dalla sua elezione alla Casa Bianca. Oltre la riconferma di de Blasio a New York, i candidati democratici hanno infatti conquistato la guida di Virginia e New Jersey e in Maine gli elettori hanno approvato con un referendum il rafforzamento del programma di assicurazione sanitaria pubblica per i più poveri, sostenendo una parte della riforma voluta dall’ex presidente Barack Obama. La sconfitta più cocente è arrivata dalla Virginia, Stato confinante con Washington e ritenuto un indicatore per la politica nazionale in vista delle elezioni del 2018 per il Congresso e delle presidenziali del 2020. Il governatore uscente Ralph Northam è stato confermato alla guida dello Stato, ottenendo nove punti percentuali di distacco dal suo rivale repubblicano Ed Gillespie. Nel New Jersey ha pesato molto l’impopolarità del governatore uscente Chris Christie, battuto dal rivale Phil Murphy con 13 punti di distacco. Murphy, Northam e De Blasio hanno tutti ritratto le proprie vittorie come un rifiuto dei toni aggressivi che hanno caratterizzato la campagna di Trump e gran parte del suo primo anno alla Casa Bianca. E il presidente del Comitato nazionale dei democratici, Tom Perez, ha letto l’esito delle urne come “un referendum sui valori americani”. In un comunicato, il Comitato ha fatto sapere di aver vinto non solo in Virginia e in New Jersey, ma “su e giù in tutto il paese”, mantenendo o spostando seggi in altri sei Stati. In Virginia, la democratica Danica Roem, 33 anni, ha fatto la storia diventando la prima transgender a sedere nell’assemblea dello Stato.
ItaliaOggi