È impossibile rinunciare al diritto di ridere e piangere

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(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che nessuno potrà toglierci il diritto di ridere e di piangere? Almeno questo! Ci stanno rubando tutto, tenteranno di negarci anche la libertà di esprimere le nostre opinioni, prima o poi ci ruberanno anche l’anima, ci obbligheranno a consegnarla a chi vogliono loro. Ridere e piangere, no: almeno privatamente, nessuno può impedircelo, la censura non vi riuscirebbe mai. Lasciarci andare all’emotività dipende solo da noi: dell’educazione che abbiamo avuto, da vari complessi, dal timore di apparire esagerati o privi di pudore. Era da tempo che volevo proporvi questa riflessione. La scrivo oggi perché in altra parte del giornale troverete, se volete, i miei ricordi di una splendida poetessa, Alda Merini, e una sfrontata confessione: l’ho amata profondamente, senza avere il coraggio di dirglielo. Forse anche per ragioni di età (adesso o mai più) ho deciso di affrontare la reazione di chi mi legge. Mi giudicherete ridicolo, O forse penserete che mi sono rimbambito: per altri indizi è possibile, per questo motivo no. E posso aggiungere di condividere questa ferrea timidezza con Marta Marzotto, che ebbe tre celebri amori (Umberto Marzotto, Renato Guttuso e Lucio Magri) e in un’intervista, inaspettatamente, mi confidò di essersi innamorata persa di un leader del Partito comunista, Pietro Ingrao, senza che lui ne sapesse nulla. Il pudore è una gabbia difficile da superare, ma è sciocco come l’orgoglio se se ne resta prigionieri quando proviamo un forte sentimento. Quanti amori perduti o sprecati, quante amicizie irrisolte, quante incomprensioni tra genitori e figli se non si riescono a superare molesti complessi e la schiavitù del pudore.