Vitalizi, giornata rovente alla Camera: sfida Pd-M5S

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La battaglia politica sulla nuova norma resta accesa tra le forze che ne rivendicano la paternità. Respinta a larga maggioranza la pregiudiziale di costituzionalità: hanno votato a favore FI, una parte dei centristi, astenuta Si

Stop ai vitalizi e pensione calcolata con il sistema contributivo per tutti i parlamentari, anche per gli ex. Ottenuto l’ok (con riserva della ragioneria) della commissione Bilancio di Montecitorio, la proposta di legge del deputato Pd Matteo Richetti sbarca in aula allo scopo di cambiare le regole dell’assegno previdenziale per deputati e senatori, uniformandole in gran parte a quelle in vigore per i dipendenti pubblici. L’obiettivo è ancorare le pensioni degli eletti a quelle di tutti i lavoratori, come ha sempre sostenuto anche il M5S. E questo pomeriggio nell’emiciclo della Camera sono attesi in tribuna come spettatori anche Beppe Grillo e Davide Casaleggio. A tenere banco, infatti, sarà la sfida tra grillini e democratici, per chi metterà la “firma” alla misura anticasta, che il partito di Renzi vorrebbe portare come trofeo da esibire nella prossima campagna elettorale, facendo uno sgambetto ai 5S, proprio sul loro terreno. Come funziona oggi. Con la riforma dei Regolamenti interni delle Camere del 2012, l’assegno vitalizio di deputati e di senatori è stato abolito e al suo posto è stato istituito un sistema di tipo previdenziale. Tuttavia, i parlamentari cessati dal mandato prima del 2012 hanno continuato a percepire gli assegni vitalizi pre-riforma e a coloro che hanno esercitato un mandato prima di tale data, e che sono stati poi rieletti, viene applicato un sistema pro-rata, ossia basato in parte sulla quota di assegni vitalizi effettivamente maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo. I neo deputati, ossia quelli eletti la prima volta dopo la riforma, hanno invece diritto a una pensione interamente calcolata con tale sistema contributivo, che però ha regole differenti rispetto a quelle in vigore per i lavoratori dipendenti. Che cosa cambia. La pdl Richetti prevede non solo l’introduzione di un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti, ma anche la sua estensione a tutti gli eletti, compresi gli ex parlamentari che attualmente beneficiano dell’assegno vitalizio, in modo da abolire definitivamente i trattamenti in essere basati ancora sull’iniquo sistema dei vitalizi, definito un “privilegio medievale” dal M5S e che, denunciano i pentastellati Riccardo Fraccaro e Laura Castelli “interessa circa 2600 ex deputati e senatori, per un costo di 215 milioni all’anno” . La pdl interviene anche sui vitalizi dei consiglieri regionali e sul loro trattamento previdenziale, in modo da adeguarli al nuovo regime valido per i parlamentari e per la generalità dei lavoratori. Si prevede, quindi, che le regioni, sia a statuto ordinario, sia a statuto speciale, e le province autonome di Trento e di Bolzano si debbano adeguare a quanto previsto per i parlamentari nazionali, pena la decurtazione dei trasferimenti statali che spettano loro. Le novità punto per punto. In sintesi, sono questi i principali elementi di novità della proposta Richetti:
-per la prima volta si interviene con legge su una materia da sempre disciplinata dai Regolamenti interni agli organi parlamentari;
-il trattamento previdenziale dei parlamentari viene completamente equiparato a quello dei lavoratori dipendenti e viene applicato anche ai parlamentari il limite dei sessantacinque anni per l’erogazione del trattamento previdenziale, eliminando la possibilità di diminuire tale limite per ogni anno di legislatura ulteriore ai cinque prescritti, fino al massimo dei sessanta anni, come accade oggi;
-il nuovo sistema viene applicato anche ai trattamenti previdenziali in essere, compresi i vitalizi attualmente percepiti che vengono definitivamente aboliti e ricalcolati secondo il nuovo sistema contributivo;
– le nuove norme sono estese anche ai consiglieri regionali;
– viene istituita una gestione separata Inps in cui finiscono le risorse destinate alle pensioni dei parlamentari;
– è ammessa la reversibilità della pensione ai superstiti con le stesse regole che valgono per tutti i cittadini;

Chi si oppone. Fermo restando che sulla nuova legge Pd e M5S dovrebbero trovarsi per una volta sostanzialmente d’accordo (e il capogruppo dem Ettore Rosato annuncia il sì compatto da parte di tutto il suo gruppo), il nodo più difficile da affrontare era stato, inizialmente, quello della presunta incostituzionalità delle nuove norme. La pregiudiziale di costituzionalità, tuttavia, al momento del voto in Aula è stata respinta a larga maggioranza: hanno votato a favore solo FI e alcuni centristi, mentre Sinistra italiana si è astenuta. Non è escluso, ovviamente, che, una volta approvata la legge, siano presentati ricorsi alla Consulta. Richetti, nel rivendicare la paternità del Pd alle nuove norme sui vitalizi, ammette al GR1 Rai che “il rischio di incostituzionalità c’è, ma io sulla Costituzione leggo che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. E dunque tutti devono avere lo stesso trattamento, compresi i parlamentari. Se la corte dirà che questa legge è incostituzionale se ne prenderà la responsabilità. Una resa preventiva, però, non è possibile, altrimenti l’italia non cambia mai”. “Il punto dei diritti acquisiti è che solleverà un mare di ricorsi – commenta il senatore ex Ds e ora nel Pd Ugo Sposetti -. Si apre una voragine, un tunnel che porterà a ricalcolare la pensione a milioni di lavoratori: l’opinione pubblica dovrebbe capirlo e non godere per i tagli a questo o quel vecchio parlamentare. Rincorrono qualche centinaio di persone per farsi del male da soli”. Di rincalzo anche il govenatore toscano Enrico Rossi di Mdp: “La consulta si è già pronunciata in passato con parere negativo e potrebbe riaccadere”. Il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Andrea Mazziotti (Civici e Innovatori), pur definendo positivo l’arrivo in aula della legge Richetti, sostiene che sarebbe stato meglio andare avanti su una sua proposta di legge costituzionale:

MONICA RUBINO, La Repubblica